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La guerra dell’acqua in Oregon

Mandrie di bovini restati senza acqua tra l Oregon e California
Non è la prima volta che sorgono tensioni nell'area a causa della carenza di acqua, fenomeno che ormai si ripresenta con regolarità. Copyright 2021 The Associated Press. All Rights Reserved.

Una delle più gravi siccità degli ultimi decenni è in corso nel nord-ovest degli Stati Uniti. La carenza idrica sta provocando una battaglia al confine tra Oregon e California. Il Governo federale ha infatti deciso di destinare l’acqua di un lago artificiale solo per alimentare un fiume e garantire la sopravvivenza dei pesci, limitando quella destinata agli agricoltori locali, in gran parte repubblicani, che stanno organizzando proteste e si dicono "pronti a combattere".

“Ci sono 1’800 pozzi domestici alimentati dal sistema, molte persone che non avranno nemmeno di cui bere e lavarsi”, ricorda Ty Kliever, agricoltore e presidente del distretto di irrigazione Klamath.

Era stato lo stesso Governo federale, un secolo fa, a dar vita al Klamath Project, un grande progetto di irrigazione che ha trasformato centinaia di migliaia di acri in terra agricola e fertile e che coinvolge anche due riserve naturali.

Oggi i canali sono lasciati a secco, per permettere alla poca acqua di scorrere a valle e frenare la morìa di salmoni.

“Quest’acqua è nostra proprietà privata, abbiamo diritti garantiti dallo Stato ma che il Governo federale non riconosce”, afferma Grant Knoll, lui pure agricoltore e coordinatore delle proteste.

“Sono terrorizzato, l’economia locale è imperniata sull’agricoltura, molte aziende chiuderanno”, aggiunge Paul Simmons, direttore esecutivo del consorzio dei consumatori di acqua.

Gene Souza, che dirige invece il distretto di irrigazione ed è gestore della chiusa del canale, dal canto suo si dice “frustrato nei confronti del Governo e del proprio lavoro”. Dovrebbe garantire l’acqua “per produrre ricchezza” e sente di non fare il proprio dovere “nei confronti della comunità”.

Sull’altro piatto della bilancia non c’è solo la salvaguardia dell’ambiente, ma anche quella delle comunità di nativi della zona, che dispongono di un perpetuo diritto di caccia e pesca, minacciato dalla riduzione della popolazione ittica. Le tribù denunciano anche tensioni razziali sottostanti, pur comprendendo le difficoltà degli agricoltori.

“È troppo facile dipingere loro come persone che lavorano sodo per mantenere la famiglia, mentre nessuno umanizza mai noi nativi, siamo solo quelli che vogliono prendersi tutta l’acqua”, afferma Willa Powless, una loro rappresentante.

Non è la prima volta che sorgono tensioni nell’area a causa della carenza di acqua, fenomeno che ormai si ripresenta con regolarità: in occasione di una siccità nel 2001, il Bureau of Reclamation federale ipotizzò una sospensione estiva dell’irrigazione. Gli agricoltori insorsero, aprirono le chiuse con la forza prima dell’intervento dell’autorità e del raggiungimento di un compromesso.

“Le cose non sono destinate a migliorare se i cambiamenti climatici proseguiranno”, ha spiegato al New York Times William Jaeger, professore della Oregon State University, specializzato in questioni di politica agricola e ambientale.  Le crisi degli ultimi decenni sono destinate a ripresentarsi.

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