La linea morbida nei confronti dell'UE impressa da Theresa May sta creando profonde spaccature all'interno del governo britannico. Il ministro per la Brexit, David Davis, ha annunciato nella notte le sue dimissioni dall'incarico in polemica con la svolta soft della premier nel negoziato con l'Ue.
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tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 9.7.2018)
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L’esponente euroscettico 69enne, titolare proprio dell’incarto riguardante le trattative sulla Brexit, aveva sottoscritto venerdì, insieme a tutti gli altri ministri, il compromesso proposto da Theresa May con cui Londra propone un’area di libero scambio con regole comuni per i prodotti industriali e agricoli e nuove intese doganali con Bruxelles.
Ma per David Davis il riorientamento in atto costituisce un tradimento del voto popolare che escluderebbe la partecipazione del Regno Unito a mercato unico e unione doganale.
Al suo posto Downing Street ha indicato Dominic Raab, viceministro della Giustizia ed esponente di spicco dei cosiddetti brexiteer durante la campagna referendaria del 2016. Una scelta che costituisce un’evidente concessione al fronte dei falchi anti-Ue da parte del primo ministro che sta incontrando crescenti opposizioni tra gli stessi Tories alla sua politica europea.
Sono però ancora tutte da verificare le conseguenze del gesto del ministro dissidente. Con l’uscita di scena di David Davis rischia seriamente di andare in frantumi la fragile tregua nella maggioranza conservatrice e altri componenti del gabinetto, in primis l’istrionico ministro degli Esteri Boris Johnson, potrebbero emulare il titolare della Brexit. E in questo scenario lo spettro di nuove elezioni anticipate si farebbe più concreto.
Un’eventuale vittoria dei laburisti, dati per favoriti dai sondaggi, a nuove consultazioni ravvicinate potrebbe addirittura rimettere in discussione il divorzio britannico dall’Ue, con l’indizione di un nuovo referendum.
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