Hong Kong, 370 arresti in un 1° luglio di protesta
Il 23esimo anniversario del ritorno di Hong Kong sotto la sovranità della Cina è stato caratterizzato mercoledì da scontri tra polizia e attivisti pro-democrazia. Sono circa 370 gli arresti eseguiti nell'ex colonia britannica in questo 1° luglio, nel quale le celebrazioni sono coincise con l'entrata in vigore della Legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino.
“Non ci arrenderemo mai” e “non è il momento di arrendersi”, ha twittato uno dei leader della protesta Joshua Wong in serata, postando le foto di migliaia di persone mobilitatesi per le strade, mentre la polizia diffondeva il suo bilancio che include 7 agenti feriti, di cui uno accoltellato e tre travolti da un manifestante in motocicletta.
“Le autorità cinesi hanno il diritto di arrestare chiunque da tutto il mondo, anche se non sei né cittadino di Hong Kong né cinese, se violi la legge sulla sicurezza cinese”, ha aggiunto Wong in un altro messaggio.
Una legge che anche l’ordine degli avvocati di Hong Kong è tornato a criticare mercoledì, dicendosi “fortemente preoccupato” per il pericolo di perdita dell’autonomia giudiziaria e delle libertà finora garantite, timori che tengono conto “sia dei contenuti della legge sia i modi della sua introduzione”, chiarisce una nota.
Britannici d’oltremare
Intanto, il premier del Regno Unito Boris Johnson ha confermato alla Camera dei Comuni l’intenzione di facilitare il regime dei visti verso gli abitanti dell’ex colonia dotati dello status di ‘British overseas’ (cittadino dei territori britannici d’oltremare), in modo da aprire per loro la strada verso la piena cittadinanza del Regno. Downing Street considera la Legge sulla sicurezza cinese “una chiara e grave violazione” della Dichiarazione Congiunta sottoscritta dai due Paesi al tempo della restituzione dei Territori.
La Cina, attraverso la sua ambasciata cinese a Londra, ha fatto sapere giovedì che prenderà “misure adeguate” se il governo britannico procederà con il suo piano.
“Performance anti-Cina”
La Camera degli Stati Uniti, dal canto suo, ha approvato mercoledì un progetto di legge che autorizza sanzioni contro le banche che fanno affari con i funzionari cinesi coinvolti nella legge per la sicurezza nazionale a Hong Kong. La misura passa ora al Senato, che nei giorni scorsi aveva approvato un testo simile ma non identico
Martedì, invece, 27 Paesi tra i quali Regno Unito, Francia, Germania e Giappone avevano promosso un rimprovero verbale al Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra, affinché Pechino riconsideri la legge.
“Una minoranza di Paesi occidentali [..] ha attaccato e infangato la Cina”, ma “la performance” ha fallito, è stato il commento del portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijan, il quale ha osservato che un altro gruppo -di 53 nazioni- ha invece espresso “sostegno alle politiche della Cina su Hong Kong”.
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