Viaggio in Israele alla vigilia di un’elezione piena di incognite
Gli israeliani sono chiamati alle urne martedì per eleggere i 120 membri della Knesset. Gli inviati della Radiotelevisione svizzera Jonas Marti e Jari Pedrazzetti si sono recati nel paese per cercare di tastare il suo stato di salute.
Con l’elezione dei 120 membri del parlamento unicamerale, i cittadini israeliani diranno se intendono concedere un quinto mandato al premier Benjamin Netanyahu (al potere dal 1996 al 1999 e dal 2009 ad oggi).
Il principale rivale del leader del Likud sembra essere, almeno stando ai sondaggi, Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore e che si presenta con un nuovo partito: Blu e Bianco.
La Radiotelevisione svizzera si è recata sul posto per tastare il polso al paese. Il viaggio inizia dalle Alture del Golan. Questa regione, conquistata dallo Stato ebraico alla Siria durante la Guerra dei Sei giorni nel 1967 e annessa nel 1982, è tornata al centro dell’attualità, dopo che Donald Trump ne ha riconosciuto la sovranità israeliana.
Il secondo reportage ci porta ad Hebron, la città della Cisgiordania controllata in parte dall’esercito israeliano. Fino a qualche settimana fa, una missione di osservazione internazionale, di cui faceva parte anche la Svizzera, vegliava sulla situazione. Il Governo di Netanyahu ha però deciso di non rinnovare il mandato alla missione.
All’interno dello Stato ebraico vive una importante minoranza: gli arabi israeliani, ossia persone di lingua araba e di religione generalmente musulmana o cristiana, che hanno però la cittadinanza israeliana. Rappresentano circa il 20% della popolazione israeliana, ovvero 1,8 milioni di persone. Questa minoranza denuncia spesso discriminazioni.
Israele è spesso descritto come un paese all’avanguardia in molti campi, ad esempio in ambito tecnologico. Vi è però una sfaccettatura meno conosciuta: la povertà.
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