Libano unito in piazza contro carovita e corruzione
Non c’è appartenenza religiosa che tenga. Le proteste popolari contro il carovita e la corruzione in Libano che si sta abbattendo sull’intera classe politico-confessionale al potere da trent’anni non conosce confini confessionali. E per la prima volta nel mirino anche gli Hezbollah.
Persino gli Hezbollah libanesi sono per la prima volta nel mirino del dissenso. E questo è espresso pubblicamente anche da esponenti della base del Partito di Dio. Il nome di Hasan Nasrallah, leader del movimento filoiraniano, viene incluso dai manifestanti nella lista dei “corrotti”.
Dopo i primi cortei spontanei e rabbiosi di giovedì scorso, seguiti alla richiesta, venerdì, di 72 ore di tempo, da parte del premier Saad Hariri, centinaia di migliaia di libanesi hanno nel fine settimana e per tutta la giornata di lunedì riempito le piazze di Beirut, Tripoli, Sidone, Tiro, Jezzin, Batrun, Byblos, Zahle, Baalbeck. E questo nonostante la repressione poliziesca di venerdì sera condannata oggi da Amnesty International.
Hariri ha annunciato lunedì il pacchetto di riforme socio-economiche. “L’anno prossimo non ci saranno nuove tasse”, ha detto Hariri. Le riforme hanno dimezzato gli stipendi dei deputati e dei ministri, hanno eliminato due dicasteri e hanno ridotto del 70% il budget di una serie di istituzioni da anni simbolo del sistema clientelare.
“Hanno perso la nostra fiducia”
“Quello che hanno fatto in tre giorni dovevano farlo da anni. Hanno perso la nostra fiducia”, hanno affermato a gran voce diverse voci dei manifestanti a Beirut. “Rimaniamo in piazza fino a quando non cade tutto il sistema politico!”, è un altro ritornello ripetuto dai manifestanti in tutte le città del paese. “Vattene Michel Aoun!”, hanno gridato a Tripoli, in riferimento al presidente della Repubblica, alleato degli Hezbollah.
Il Partito di Dio partecipa con i suoi ministri nel governo Hariri. E il leader sciita Nasrallah aveva detto nei giorni scorsi che Hezbollah è contrario alle dimissioni dell’esecutivo. Ma deputati ed esponenti del movimento anti-israeliano sono stati apertamente criticati. L’ufficio del deputato Muhammad Raad a Beirut è stato attaccato dai manifestanti.
Secondo Chiara Calabrese, studiosa di Hezbollah all’École des hautes études en sciences sociales (Ehess) di Parigi, con le proteste di questi giorni “emerge chiaramente per la prima volta un divario, già esistente da anni ma mai esplicitato, tra la dirigenza politica del partito e la sua base, intesa sia combattenti che come funzionari di vario livello”.
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