I leader mondiali sono sempre alla ricerca di una sintesi al G20 in corso ad Antalya in Turchia. Qualche passo in avanti è stato fatto riguardo alla crisi siriana, da cui ha tratto linfa vitale lo Stato islamico. L’accordo è per negoziati tra il regime di Bashar al Assad e l’opposizione cosiddetta “moderata”, di matrice non qaedista o comunque non integralista, sotto l’egida dell’ONU, in vista di future elezioni.
La novità del giorno è costituita dalla supposta rinuncia dell’attuale presidente a ricandidarsi quando si procederà a consultazione popolare. Ma sul fronte diplomatico ci sono da registrare le accuse della delegazione russa capitanata dal presidente Vladimir Putin al fronte occidentale che si presenterebbe ancora troppo diviso al suo interno.
Ma soprattutto ha colpito l’affermazione secondo cui finanziatori dello Stato Islamico si celerebbero in seno allo stesso G20. Un’allusione neanche troppo velata da parte dell’uomo forte del Cremlino al ruolo avuto nella genesi dell’Isis da parte dell’Arabia Saudita. Da parte Barack Obama ha definito un errore l’eventuale invio di truppe di terra sul teatro di guerra siriano.
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