Dal 2021, nell'Unione Europea saranno vietati posate, piatti e cannucce in plastica, tazze e contenitori per alimenti in polistirolo espanso (come quelli in uso nei fast food) e bastoncini di cotone per i prodotti di igiene. Un segnale forte per combattere l'inquinamento da plastica nei mari, che per le ONG è però ancora insufficiente.
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tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 19.12.2018)
In totale, sono toccate dieci categorie di prodotti che costituiscono il 70% dei rifiuti in plastica che finiscono sulle spiagge o restano nelle acque, dove entro il 2050 -se non si prendono provvedimenti- ci sarà più plastica che pesci, aveva ammonito la Commissione qualche mese fa.
L’accordo raggiuntoCollegamento esterno da Parlamento e Stati dell’UE dopo oltre 12 ore di negoziato, che dovrà essere formalmente adottato a inizio anno, contempla sia restrizioni alla commercializzazione e all’utilizzo di oggetti monouso, sia obiettivi di riduzione per altri prodotti.
Per le bottiglie in PET per bevande, ad esempio, viene fissato un obiettivo vincolante di riciclo di almeno il 25% della plastica dal 2025 in poi, in ogni Stato membro.
“Lontani dalla soluzione”
Prescrizioni in parte criticate dalle coalizioni di organizzazioni ambientaliste Break Free From Plastics e Rethink Plastics le quali, pur riconoscendo che le nuove restrizioni sulla plastica a livello UE sono “un precedente importante”, definiscono “troppo vaghe” le indicazioni su alcuni obiettivi di riduzione da parte dei Paesi.
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Greenpeace, in particolare, ritiene che “le misure concordate, la riduzione a monte della produzione di alcuni imballaggi e contenitori in plastica monouso, non rispondono pienamente alla gravità dell’inquinamento dei nostri mari”.
“Non introducendo misure vincolanti per gli Stati membri per ridurre il consumo di contenitori per alimenti, e ritardando di 4 anni l’obbligo di raccogliere separatamente il 90% delle bottiglie in plastica, l’Europa regala alle grandi multinazionali la possibilità di fare ancora enormi profitti con la plastica usa e getta a scapito del Pianeta”, stima il responsabile della Campagna inquinamento di Greenpeace Italia.
“Modello di economia circolare”
“Gli europei sono consapevoli del fatto che parliamo di un problema enorme e l’UE ha dimostrato coraggio nell’affrontarlo”, dichiara il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, considerato il padre della direttiva. “Ma è anche importante sottolineare che, con le soluzioni concordate oggi, stiamo aprendo la strada a un nuovo modello di economia circolare”.
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