L’Iran accelera il suo programma nucleare
L'Iran ha annunciato lunedì di aver avviato il processo di arricchimento dell'uranio. "Intorno alle 19 abbiamo raggiunto il livello del 20%", ha detto alla tv di Stato il portavoce dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana (Aeoi). Benché si sia lontani da una soglia di allarme -per produrre armi nucleari serve un maggiore grado di arricchimento- si tratta di un allontanamento dall'accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015.
Il processo è parte dell’Azione strategica per revocare le sanzioni approvata dal Parlamento di Teheran, che prevede che la Aeoi aumenti le riserve di uranio arricchito del 20% a 120 chilogrammi entro la fine dell’anno.
Servirà tempo, poiché lo stoccaggio richiede una serie di lavori tecnici, ha chiarito il portavoce Behrouz Kamalvandi.
Si tratta tuttavia di un chiaro messaggio alla nuova amministrazione degli Stati Uniti -usciti dall’accordo del 2015 due anni fa per volere di Trump- affinché le sanzioni pronunciate contro l’Iran siano tolte. Pena il prosieguo del programma: “Possiamo facilmente ottenere tassi di arricchimento più elevati”, ha detto Kamalvandi.
L’annuncio -accolto dall’UE con “viva inquietudine”- arriva a poco più di un anno dall’uccisione proprio da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Qasem Soleimani e a poco più di un mese da quella del capo del programma nucleare Mohsen Fakhrizadeh.
L’impianto ha sede in un bunker scavato sotto le montagne, così che non possa essere colpito da attacchi aerei.
L’uranio arricchito differisce dall’uranio naturale per un maggior contenuto dell’isotopo 235U. Quello usato per le armi nucleari presenta una concentrazione dell’85%-90%, ma un grado del 20% è già classificato come alto arricchimento ed è sufficiente a fabbricare una bomba sporca, ovvero un ordigno che impiega esplosivi convenzionali per spargere materiale radioattivo.
Droni in azione
Martedì, peraltro, l’Iran ha avviato un’esercitazione militare “congiunta e su larga scala” di “centinaia di droni” delle sue forze armate. I velivoli senza pilota -nella cui fabbricazione Teheran “è una delle grandi potenze mondiali”, ha sostenuto il vice-comandante delle operazioni Mahmoud Mousavi- effettueranno simulazioni di “combattimento, sorveglianza, riconoscimento e cyberguerra” a corto e lungo raggio.
I droni, appartenenti alle forze di terra, all’aviazione e alla marina, includono alcuni lanciamissili e velivoli predisposti per missioni “suicide”.
Nessun sequestro
Intanto, l’Iran ha respinto le accuse di aver preso in ostaggio il cargo sudcoreano Hankuk Chemi, sequestrato lunedì dai Pasdaran nel Golfo Persico con l’accusa di inquinamento ambientale e condotto nel porto di Bandar Abbas coi suoi 20 membri di equipaggio. Secondo il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei, il mercantile era stato avvertito prima del blocco e si tratta di un sequestro di natura “tecnica” ordinato dalla magistratura.
“Noi non prendiamo in ostaggio. Siamo abituati a queste accuse. Ma è il governo della Corea del Sud che ha preso in ostaggio oltre sette miliardi di dollari nostri senza fondamento”, ha aggiunto Rabiei, riferendosi alle somme congelate in banche del Paese asiatico per via delle sanzioni statunitensi, negando comunque ogni collegamento con il sequestro del cargo.
La prossima settimana è in programma una visita nella Repubblica islamica del vice-ministro degli Esteri sudcoreano, ma Seul invierà “il più presto possibile” in Iran anche una delegazione governativa per intavolare “negoziati bilaterali” sul rilascio del cargo.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 05.01.2021)
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