Fiat Chrysler (FCA) ha annunciato mercoledì sera il ritiro immediato della sua proposta formale di fusione con Renault a causa delle pressioni politiche in Francia al progetto da 30 miliardi di euro che avrebbero compromesso le trattative per la creazione del terzo gruppo automobilistico mondiale.
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Il costruttore italo-statunitense ha preso questa decisione dopo che le autorità francesi avevano chiesto una proroga di cinque giorni per il pronunciamento del consiglio di amministrazione della Renault, allo scopo di ottenere il sostegno del partner nipponico Nissan.
Ma il cda di Fiat Chrysler presieduto da John Elkann, saputo che l’equivalente organo della casa automobilistica francese non aveva preso posizione, ha ritirato con effetto immediato l’offerta presentata 9 giorni prima. “È divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”, ha dichiarato FCA in una notaCollegamento esterno.
Renault aveva infatti annunciato alcuni minuti prima che il cda, dopo sei ore di riunione, “non è stato in grado di prendere una decisione a causa delle richiesta dello Stato francese di rinviare il voto a una prossima seduta del Consiglio”.
Lo Stato francese, azionista di riferimento di Renault con il 15% del capitale, voleva delle garanzie sull’occupazione, il versamento di dividendi agli azionisti del gruppo francese, oltre il mantenimento della sede operativa in Francia.
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In un comunicato diffuso giovedì mattina il ministro dell’economia Bruno Le Maire ha preso atto della decisione di FCA, affermando che lo Stato si è mostrato aperto fin dall’inizio a quest’offerta, anche se ne aveva fissato le condizioni.
Ma al di là dei condizionamenti politici il progetto di fusione era ostacolato dai rapporti particolari tra Renault e Nissan, con i dirigenti giapponesi che si sono sentiti scavalcati dalle trattative e alla fine avevano affermato che si sarebbero astenuti.
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