Si infiamma la guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, sconfinando quasi in una guerra delle valute. L'amministrazione Trump designa Pechino come "manipolatore di valute" dopo che la Cina ha lasciato scivolare lo yuan ai minimi dal 2008 in risposta ai nuovi dazi americani su 300 miliardi di prodotti Made in China.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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La decisione del Tesoro americano arriva al termine di una seduta nera per Wall Street, con i listini che hanno bruciato il 3% mandando in fumo 700 miliardi di dollari di capitalizzazione. E l’annuncio del dipartimento guidato da Steven Mnuchin fa affondare i future sugli indici di Wall Street, lasciando intravedere un’altra giornata di passione per la borsa americana.
“La Cina ha una lunga tradizione” negli interventi “protratti e su larga scala sul mercato dei cambi. Negli ultimi giorni ha preso misure concrete per svalutare la sua moneta” afferma il Tesoro americano. In seguito alla designazione Mnuchin si impegna a lavorare con il Fmi per cercare di eliminare i vantaggi ingiusti che Pechino ha guadagnato con le sue mosse sui cambi. La presa di posizione del Tesoro americano consente a Trump di onorare la sua promessa elettorale di bollare la Cina come manipolatore di valute.
Ora però resta da vedere come Pechino reagirà alla mossa del presidente americano. Alla finestra la Fed attende di capire l’evoluzione della disputa ormai non solo più commerciale: di sicuro il botta e risposta fra Washington e Pechino aumenta la pressione su Jerome Powell. Gli analisti scommettono su tagli dei tassi per un totale di mezzo punto entro la fine di ottobre, ovvero con due mesi di anticipo rispetto a quanto inizialmente previsto.
Il timore della banca centrale è l’impatto che la guerra avrà sull’economia e il rischio che possa scivolare in recessione, proprio in un momento in cui le armi della Fed sono in qualche modo limitate dai tassi già bassi
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