Danke Frau Merkel, e la Cdu volta pagina
Dopo 18 anni, Angela Merkel venerdì ad Amburgo ha tenuto il suo ultimo discorso da presidente della Cdu. Si apre ora la sfida per la successione: una partita a tre. Intanto molti delegati hanno sventolato un cartello con scritto "Danke Chefin!"
“Congedata” Angela Merkel, si tratta ora di eleggere il nuovo presidente del partito. In realtà si annuncia come un duello aperto fra la favorita della cancelliera, Annegret Kramp-Karrenbauer, e il giurista milionario silurato 10 anni fa dalla stessa leader, Friedrich Merz, il cui rientro è appoggiato da un padrino potente come Wolfgang Schaeuble. Il terzo candidato, il ministro 38enne Jens Spahn, non avrebbe chance.
In gioco il futuro del partito
Una Cdu da tempo alle prese con una pericolosa erosione di consensi: si teme che quando quel magnete per gli elettori che è stata Angela Merkel non ci sarà più, la Cdu possa finire in rovina come i grandi partiti tradizionali in tutta Europa.
La minaccia proviene dall’ultradestra populista di Alternative fuer Deutschland, isolati politicamente ma in grado di dettare l’agenda politica. Ma anche dal polo opposto, con l’ascesa dei Verdi di Robert Habeck, che i sondaggi danno ormai secondo partito in Germania, con pochi punti di distacco dall’Unione.
Merkel resta cancelliera
Merkel lascia le redini di un partito – ma non della cancelleria, dove intende restare in sella fino a fine legislatura (2021) – dopo averlo profondamente cambiato. Spinta spesso da ragioni tattiche, ma anche da una sorta di neutralità ideologica fondata sul buonsenso, la signora del compromesso ha portato la Cdu progressivamente più a sinistra. La svolta energetica, con l’addio al nucleare, il salario minimo, il matrimonio gay: sono tante le scelte costate ben più di qualche malumore ai colleghi conservatori.
Duello per la presidenza
Il duello Karrenbauer-Merz è dunque la sintesi di un neanche troppo sotterraneo braccio di ferro (finora sempre vinto da Merkel) fra la linea di centro-sinistra della cancelliera e i nostalgici del passato, pronti alla resa dei conti. Schaeuble, leale ex ministro delle Finanze e falco del rigore, ha puntato su un vecchio talento fatto fuori dalla Bundeskanzlerin nel 2002 per provare la virata.
Nessuno parla apertamente di una svolta a destra, ma è chiaro che l’avvocato finanziario che tenta il ‘comeback’ – nel 2008 scrisse un libro dai titolo ‘Osare più capitalismo’ – voglia puntare su un profilo più conservatore. L’obiettivo esplicito è “dimezzare l’Afd, e io mi sento di dire che si può”, ha affermato in campagna elettorale. E si teme pure che possa dare una spallata alla cancelliera (ma le ha assicurato lealtà, per non perdere ad Amburgo).
La “piccola Merkel” del Saarland, invece, oggi segretaria generale della Cdu, abile tessitrice di alleanze, un’esperienza maturata come amministratrice nel Land più piccolo della Germania, è ritenuta in vantaggio perché la continuità con il merkelismo e l’attitudine a costruire ponti aumenta le chance di conquista del potere anche per il futuro. Un elemento che in genere conta molto nelle scelte dei leader della Cdu, che ovviamente punta a mantenere il timone del Paese.
Ecco chi prende la decisione
La decisione sarà presa da 1001 delegati in un congresso che ha già segnato dei record: 1700 ospiti e 1600 giornalisti da tutto il mondo. “La votazione di è pura democrazia”, ha detto Merkel salutando giovedì in serata i giornalisti. E lei come si sente? “Io sono grata di aver guidato il partito per 18 anni. I tempi però cambiano” e la Cdu deve “prepararsi al futuro”.
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