In marcia per la scienza contro i fatti alternativi
Una marcia per la scienza si è tenuta sabato a Washington e in oltre 600 città di Oceania, Europa, Nord e Sud America. Gli scienziati statunitensi, sostenuti da colleghi nel mondo intero, protestano contro i tagli di Trump in materia di ricerca e di protezione del clima e per difendere il metodo scientifico dai cosiddetti “fatti alternativi”, concetto introdotto dall’amministrazione dell’attuale presidente americano.
Una manifestazione si è tenuta anche a Ginevra, con la partecipazione di diverse centinaia di persone tra le quali l’ex direttore generale del CERN, Rolf Heuer. “Non abbiamo un pianeta B”, si leggeva sullo striscione di un manifestante.
“Il più potente paese al mondo sta attaccando la scienza”, osserva a Washington Erich Jarvis, neurobiologo della Rockefeller University. “Sta attaccando il pensiero basato sulle prove scientifiche. È una cosa seria, non solo per il nostro mondo ma anche per l’essere umano nel suo insieme”.
“Siamo scienziati ma qui manifestiamo anche come semplici cittadini”, spiega il fisico del CERN James Beacham, “perché ci sono dei trend preoccupanti in tutto il mondo, con governi che mettono in dubbio il pensiero scientifico e minano la credibilità della logica e dei fatti”.
Gli organizzatori statunitensi, che si sono ispirati alle marce delle donne andate in scena subito dopo l’investitura di Trump, sono già stati accusati di essere manipolati dalla sinistra. Loro si difendono: la scienza non è una cospirazione liberal.
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