Abbas rompe con gli Stati Uniti e Israele
Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas ha annunciato sabato la rottura di ogni relazione con Israele e la sospensione di tutti gli accordi, a tre giorni dalla presentazione del piano americano per la pace in Medio Oriente. "Non accetterò l'annessione di Gerusalemme e non voglio passare alla storia come l'uomo che" l'ha svenduta, ha detto dal Cairo, dove partecipava a una riunione straordinaria della Lega Araba.
Il leader palestinese ha aggiunto che l’ANP “non accetterà mai gli Stati Uniti come unico mediatore al tavolo dei negoziati con Israele”.
La rottura delle relazioni riguarda anche la sicurezza, implicazione di cui Abbas ha detto di aver informato, con due lettere, sia gli USA che Israele. La ragione, ha chiarito, è che Washington e Tel Aviv, con il piano Trump, hanno violato “gli accordi internazionali, inclusi quelli che hanno condotto alla creazione dello Stato d’Israele”.
Il Piano, ha ammonito il presidente dell’ANP, “avrà ripercussioni su entrambi le parti del conflitto e l’intera regione”.
Piano alternativo
Intanto, il ministro degli esteri palestinese al-Maliki ha annunciato che Abbas presenterà all’Onu un “piano alternativo” di pace in Medio Oriente. La proposta, secondo i media, sarà illustrata durante un discorso al Consiglio di sicurezza, verosimilmente l’11 febbraio.
L’accordo che il presidente statunitense Donald Trump chiama “del secolo” concede a Israele la sovranità sulla valle del Giordano e il riconoscimento di fatto degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Malgrado la promessa di aiuti economici, ha suscitato l’ira dei palestinesi
Due giorni di scontri
Venerdì, in molte località della Cisgiordania e a Gaza, si sono svolte le manifestazioni della ‘Giornata della collera’ preannunciata dall’ANP e da Hamas.
Secondo i dati della Mezzaluna Rossa, in quello che era il primo venerdì di preghiere dopo l’annuncio del piano di Trump, si sono contati almeno 48 feriti tra contusi e intossicati dai lacrimogeni negli scontri con l’esercito israeliano a Ramallah, Hebron, Jenin, Kalkilya, e Gerico.
Le proteste sono proseguite sabato. Manifestanti hanno bruciato ritratti di Donald Trump e Benjamin Netanyahu.
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