Pence da Erdogan per fermare l’offensiva turca
Si svolgerà giovedì l'incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il vicepresidente americano Mike Pence, inviato da Donald Trump per discutere dell'offensiva di Ankara contro i curdi nel nord della Siria. Intanto un sondaggio afferma che il 75% dei turchi sostiene l'offensiva, mentre Putin
“Il nostro obiettivo non è rompere le relazioni con la Turchia, che è un membro Nato con cui condividiamo importanti interessi di sicurezza, ma negare ad Ankara la capacità di continuare la sua offensiva in Siria. Erdogan deve fermarla”: lo ha detto il segretario di stato Usa Mike Pompeo, prima di partire col vicepresidente Mike Pence per incontrare Erdogan e chiedere un cessate il fuoco.
Per tutta risposta martedì sera, Erdogan ha assicurato ai media locali che non intende dichiarare alcun cessate il fuoco, come richiestogli da Trump.
Un sondaggio effettuato dall’istituto di ricerca locale Areda afferma che il 75,6% degli intervistati ha espresso un’opinione favorevole sull’incursione oltre confine contro i curdi, mentre il 77,2% si è detto convinto che l’esercito riuscirà a raggiungere i propri obiettivi sul campo.
Oltre la metà (56,1%) degli intervistati ritiene che l’offensiva vada portata avanti “a ogni costo”, anche in caso di scontro con gli Stati Uniti. L’ampio sostegno della popolazione alle operazioni militari di Ankara è una costante nel contesto di un Paese a forte impronta nazionalista e militarista.
Erdogan vuole la resa delle milizie curde siriane
Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza” che la Turchia vuole creare ai suoi confini nel nord della Siria “l’operazione Fonte di Pace finirà”. Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando al gruppo parlamentare del suo AKP ad Ankara. Per fermare l’offensiva, Erdogan ha chiesto che la resa delle milizie curde dell’YPG avvenga “entro stanotte” (mercoledì notte, ndr.).
Dall’inizio dell’operazione militare, si tratta della prima dichiarazione di questo tipo del leader turco, che finora aveva sostenuto di voler “eliminare tutti i terroristi”.
“Ci sono alcuni leader che cercano di mediare” tra la Turchia e le forze curde nel nord della Siria. Ma “non è mai accaduto nelle storia della Repubblica turca che lo Stato si segga allo stesso tavolo di un’organizzazione terroristica”, ha ancora detto il presidente turco.
Avanzata turca
Nella prima settimana di operazioni militare la Turchia ha preso il controllo di 1220 km quadrati di territorio, ha precisato Erdogan, ribadendo quindi l’intenzione di proseguire l’offensiva penetrando “fino a 30-35 km” oltre il confine e lungo una fascia che vada “da Manbij al confine con l’Iraq”.
Secondo il ministero della Difesa di Ankara sono 637 i “terroristi neutralizzati” (cioè uccisi, feriti o catturati) dall’inizio dell’operazione militare.
A conferma di quanto riferiscono fonti turche, l’Osservatorio siriano per i diritti umani riferisce che i bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria turca sono proseguiti a lungo nella notte di martedì su Ras al Ayn, uno dei centri strategici al confine tra Turchia e Siria su cui Ankara ha lanciato la sua offensiva.
Testimoni oculari riferiscono poi che la cittadina siriana strategica di Manbij, nel nord del paese, non è sotto il completo controllo delle forze governative siriane, come affermato in precedenza da diverse fonti di stampa. “In città martedì sera è soltanto entrata per poco tempo una pattuglia della polizia militare russa, che è uscita poco dopo. Non ci sono truppe di Assad”, affermano le fonti in riferimento all’esercito del presidente siriano Bashar al Assad.
Asse Ankara-Mosca
Mercoledì il Cremlino ha confermato che il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan si sono sentiti per telefono “su iniziativa della parte turca”.
I due leader hanno discusso della situazione nel nord della Siria sottolineando “la necessità di prevenire i conflitti tra le unità dell’esercito turco e le truppe del governo siriano”, ha detto il Cremlino. Secondo il servizio stampa della presidenza, il leader russo ha attirato l’attenzione sull’aggravarsi della situazione umanitaria nelle regioni lungo il confine tra Siria e Turchia.
Al termine della telefonata Putin ha invitato Erdogan a Mosca. Il presidente turco ha accettato e si recherà nella capitale russa “entro pochi giorni”.
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