“Un sacrilegio blasfemo, contrario ad ogni insegnamento della nostra religione”. È senza riserve, netta, la condanna del rettore della grande moschea di Parigi contro l’omicidio del parroco di Sait-Étienne-du-Rouvray mentre officiava una funzione religiosa per mano di due fanatici islamici.
Ma la condanna del sanguinoso gesto è giunta anche da numerosi rappresentanti musulmani anche fuori dalla Francia, come nel caso di Ahmad Al-Tayyib, l’Imam di Al-Azhar al Cairo, la massima autorità sunnita.
E per prevenire la guerra di religione evocata dal premier Valls tutte assieme all’Eliseo le guide spirituali delle varie confessioni presenti nel paese hanno invitato all’unità dei cittadini francesi, come unico antidoto contro il terrorismo. Ma intanto la polemica sul piano politico è accesa, con l’opposizione che chiede misure più incisive e riforme del sistema giudiziario.
In particolare viene criticato il fatto che i due attentatori erano noti ai servizi di sicurezza e uno dei due si trovasse il libertà vigilata dopo che era stato condannato per aver tentato di unirsi all’Isis in Siria.
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