Nessuna prova di collusione tra Trump e la Russia
Dopo un’inchiesta durata due anni, il procuratore speciale Robert Mueller è giunto alla conclusione che non vi sono elementi che provano una collusione fra la campagna elettorale di Donald Trump e la Russia.
“Il procuratore speciale non ha rinvenuto che la campagna di Trump, o qualcuno associato con questa, abbia cospirato o si sia coordinato con il governo russo nei suoi sforzi, nonostante le varie offerte giunte da individui affiliati con la Russia per assistere la campagna di Trump”, si legge nella lettera inviata dal ministro della Giustizia, William Barr, al Congresso e resa pubblica domenica sera.
Robert Mueller non formula per contro nessuna conclusione definitiva sull’altra questione centrale del dossier, ovvero se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sia macchiato del reato di ostruzione alla giustizia. “Anche se il rapporto non conclude che il presidente abbia commesso un reato, allo stesso tempo non lo esonera”, scrive Barr.
“Totale e completa assoluzione”
La reazione della Casa Bianca è stata immediata. Dal rapporto – afferma la portavoce Sarah Huckabee Sanders – emerge la “totale e completa assoluzione” di Trump. “Meglio di quanto mi aspettassi”, ha commentato da parte sua il legale del tycoon Rudolph Giuliani.
Per i democratici, il rapporto è invece una doccia fredda, che rischia di avere ripercussioni sulle elezioni del 2020. Come per mettere le mani avanti, alcuni eletti del Partito democratico hanno sottolineato i limiti dell’inchiesta condotta dall’ex responsabile dell’FBI. “Il procuratore speciale ha indagato in un ambito molto ristretto […]. Ciò che il Congresso deve fare, è avere una visione d’assieme”, ha sottolineato sulle onde della CNN Jerry Nadler, presidente della potente commissione giudiziaria della Camera dei rappresentanti.
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