Lo sport statunitense si ferma per protesta
Lo sport statunitense si è temporaneamente fermato giovedì per unirsi alle proteste antirazziste scaturite dal ferimento del 29enne afroamericano Jacob Blake, colpito alle spalle da sette colpi d'arma da fuoco esplosi da un poliziotto di Kenosha, nel Wisconsin. Un episodio che ha rinfocolato lo scontro elettorale e le manifestazioni, durante le quali un 17enne estimatore della polizia e di Trump ha ucciso due dimostranti.
E così, a 52 anni dal gesto dei velocisti americani Tommie Smith e John Carlos -che alzarono il pugno guantato di nero alle Olimpiadi di Città del Messico- atleti di varie discipline si sono associati alla protesta partita da Kenosha ed estesasi, come già accaduto dopo la morte dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis, ad altre parti del Paese.
Blake, ferito mentre tentava di entrare nell’automobile dove lo attendevano i suoi tre figli, resterà paralizzato. Due agenti coinvolti sono stati sospesi ma non incriminati.
I primi sportivi a fermarsi sono stati i giocatori di basket della NBA, che avevano iniziato i playoff dopo il lockdown inginocchiandosi al suono dell’inno nazionale e indossando canotte con slogan antirazzisti. Il primo incontro a saltare è stato quello dei Milwaukee Bucks, squadra del Wisconsin, che si sono rifiutati scendere in campi li Orlando Magic.
Li hanno seguiti le cestiste della WNBA, che hanno sfoggiato una maglietta con sette buchi simbolici sulla schiena, e gli sportivi della Major League Baseball MLB e della Major League Soccer MLS (calcio).
Dopo lunghe discussioni, anche la NHL -la più importante lega professionale nordamericana di hockey su ghiaccio- ha deciso di mettere in pausa le competizioni in nome della protesta antirazzista. Le quattro sfide dei playoff previste giovedì e venerdì saranno recuperate a partire da sabato.
Altri sportivi hanno protestato individualmente: la campionessa di tennis giapponese Naomi Osaka ha annunciato l’intenzione di boicottare le semifinali dei Masters di Cincinnati, inducendo l’associazione di tennis nordamericana a cancellare tutte le partite di giovedì. Sono “una donna afroamericana prima che un’atleta”, ha twittato Osaka, che infine tornerà a giocare.
Così come la protesta contro una “situazione intollerabile” del campione di golf Cameron Champ, che ha indossato una scarpa nera e una bianca (quest’ultima con le scritte Jacob Blake e Black Lives Matter), non ha fermato il campionato. Per quanto i dirigenti abbiano fatto sapere di condividere “il bisogno di cambiamento”.
I giocatori della NBY torneranno in campo da venerdì benché i Lakers e i Clippers avessero votato a favore di una sospensione definitiva. Un ruolo chiave nei negoziati per la ripresa dei playoff lo avrebbe avuto Michael Jordan, unico proprietario afroamericano della Lega (Charlotte Hornets) e leggenda del basker con una grande credibilità sia con i giocatori che con i titolari delle altre squadre.
Le proteste, intanto, potrebbero sbarcare venerdì a Washington nella marcia per i diritti umani sul National Mall.
Proteste che continuano a dividere democratici e repubblicani, i quali hanno rispolverato lo slogan “ordine e legge” -ma senza mai nominare Blake- nella loro convention. Jared Kushner, genero e consigliere di Trump, ha anche ironizzato su Twitter sui giocatori di basket che “possono permettersi il lusso di una serata di congedo” al contrario della maggior parte degli americani.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 27.08.2020)
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.