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Rio 2016 in cattive acque

A un mese dall'apertura dei Giochi, preoccupano le condizioni della baia dove si svolgeranno le competizioni di vela

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Manca esattamente un mese all’inizio delle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Tra i problemi che attanagliano il Paese, preoccupano anche le condizioni delle acque dove si svolgeranno le competizioni di vela. Gli scarichi abusivi in mare hanno inquinato l’intera regione e gli organizzatori non hanno mantenuto le promesse per migliorare la situazione.

Incontriamo, sul posto, velisti e pescatori.

Retta finale dopo 3 anni di preparazione, allenamenti intensi per Nathalie Brugger e Matias Bühler, la speranza svizzera per la vela di queste Olimpiadi. Tutto si svolgerà nella Baia di Guanabara, scenario suggestivo sotto il Pan di Zucchero: acque complicate non solo per le condizioni atmosferiche.

“La baia rappresenta una sfida ardua per le correnti e venti che cambiano condizionati dalle montagne qui intorno”, spiega Nathalie Brugger. “Qualcosa è stato fatto, ma ci sono ancora molti rifiuti in acqua, sarebbe un peccato perdere una medaglia per questo. Perlomeno partiamo tutti nelle stesse condizioni”.

La velocità è elevata, una gara può essere decisa per una manciata di secondi e anche per un imprevisto, vincerà il migliore e forse anche il più fortunato.

“Troviamo spesso pezzi di legno o di plastica o in acqua”, rivela Matias Bühler, dovremmo fare molta attenzione a questi oggetti, speriamo che non ci creeranno problemi seri in gara”

Nel 2007 la pulizia della Baia di Guanabara è stata una delle promesse fondamentali affinché Rio si aggiudicasse le Olimpiadi battendo avversari più blasonati. Da allora, però, non è stato fatto praticamente nulla, sono centinaia gli scarichi abusivi che rappresentano un danno ambientale e un pericolo, non solo per le gare sportive ma anche per la salute della popolazione.

Colpiti anche i pescatori, che a causa dell’inquinamento da tempo non riescono più a lavorare. Chiedono risarcimenti al governo ma nel mezzo della crisi economica non trovano risposte.

“Certe volte i pescatori escono di notte”, racconta uno di loro, “lasciano la rete un paio di giorni e quanto tornano a casa hanno raccolto solo spazzatura”

Nella baia finiscono i rifiuti di un’area abitata da nove milioni di persone. I piani di bonifica sono stati un pozzo senza fondo, dove sono finiti i finanziamenti degli organismi di credito internazionali. Ora è troppo tardi.

“Il programma di bonifica era in ritardo”, ci dice l’ecologista Sergio Ricardo, “ma il Comitato Olimpico ha voluto credere che si potesse pulire l’80% delle acque della Baia. Noi siamo solidali con gli atleti olimpici che corrono il rischio di contrarre malattie e infezioni, ma ci preoccupa ancora di più la salute della popolazione”.

Preoccupazioni che continueranno anche dopo i Giochi, una grande occasione mancata per risolvere uno dei problemi più gravi della cosiddetta città meravigliosa.

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