Se Napolitano fosse svizzero
Cosa succederebbe nel Paese in cui il governo è sempre 'di larghe intese' e ogni ministro, a turno, è presidente della Confederazione per un anno
Tra gli argomenti “caldi” in Italia in questo momento ci sono le ventilate, possibili, chissà dimissioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ma che succederebbe se provassimo a traslare questa situazione nella Confederazione elvetica? Insomma: cosa succederebbe se Napolitano fosse svizzero?
Se Napolitano fosse svizzero non sarebbe presidente della Repubblica. E non solo perché la Svizzera non è una repubblica ma una confederazione, ma soprattutto perché non ha un presidente inteso come quello italiano: garante delle istituzioni è il popolo stesso, il popolo sovrano.
Se Napolitano fosse svizzero sarebbe quindi un altro tipo di presidente. Il ruolo di presidente della Confederazione è assunto dal presidente del governo, che in questo momento è Didier Burkhalter. Ma neppure questa figura è paragonabile a quella italiana del premier: Burkhalter è un ‘primo tra pari’, non sceglie gli altri ministri e non rappresenta una coalizione.
In altre parole, il presidente della Confederazione elvetica è capo dello stato e del governo allo stesso tempo, ma in un certo senso non è nessuno dei due.
Infine, se Napolitano fosse svizzero (che è ovviamente una forzatura, un pretesto per soddisfare la curiosità dei lettori verso le nostre istituzioni) sarebbe libero di pensare prima di tutto alla sua salute. Il mandato del presidente, in Svizzera, si estingue naturalmente a fine anno, poiché assunto a turno dai sette ministri. I quali, in linea di massima, lasciano l’incarico quando si sentono pronti per la pensione. Perciò all’anziano politico basterebbe attendere poco più di un mesetto. In questo quindi certe illazioni sulla stampa italiana troverebbero conferma.
Il governo svizzero
L’Esecutivo svizzero –chiamato Consiglio federale- è composto da sette persone. I sette ‘ministri’ –denominazione informale, ma sempre più usata- sono eletti dalle Camere federali (Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati) osservando una distribuzione di seggi che rappresenti le principali forze politiche del Paese1.
Nel momento in cui un consigliere federale rassegna le dimissioni, l’Assemblea federale –così è chiamata la seduta a camere congiunte- designa il successore. Altrimenti, l’elezione dei membri del governo avviene ogni quattro anni, ed è raro che il Parlamento non rinnovi la fiducia a un ministro che si ricandida2.
Ognuno dei sette consiglieri federali è capo di un Dipartimento. Rispetto ai ministeri dei paesi limitrofi (che variano da una dozzina a più di quindici, fatta eccezione per il Liechtenstein) vi è dunque in Svizzera maggior accorpamento di competenze per singolo dicastero3.
I ‘sette saggi’ –questa è definizione ormai desueta- operano inoltre secondo il principio della collegialità: chi di essi è in minoranza durante le sedute a porte chiuse del Consiglio, è poi tenuto a difendere verso l’esterno le decisioni prese dal Collegio, anche quando discordano dalla propria opinione o da quella del proprio partito.
Ogni anno, a turno, un ministro è presidente
Il governo federale svizzero, dunque, non rappresenta una coalizione, non dipende dal rinnovo delle Camere4 né dalle scelte di un primo ministro. I sette consiglieri federali appartengono a cinque partiti diversi, e nell’elezione è rispettata un’alternanza tra Cantoni d’origine, lingua madre, uomini e donne.
È la cosiddetta ‘cultura del consenso’, la convinzione che le decisioni possano essere durevoli soltanto se condivise da maggioranze e minoranze, e si fa il possibile perché il Consiglio federale rappresenti un intero paese.
Queste peculiarità rendono superflua l’esistenza di un garante, di una figura superiore che incarichi un premier di formare una squadra di governo, da sottoporre alla fiducia di un parlamento.
Serve, per contro, un ‘primo tra pari’, un consigliere federale che rappresenti la Svizzera durante gli incontri ufficiali –in patria e all’estero- o nei consessi e incarichi internazionali (es. presidenza OSCE).
A questo scopo, a turno, un consigliere federale riveste per un anno la carica di ‘presidente della Confederazione’. Dirige le sedute del Consiglio, ma ha gli stessi diritti degli altri membri.
1 L’attuale ripartizione è: 2 PS (sinistra), 1 PPD (centro) 2 PLR (centro-destra), 2 UDC (destra); quest’ultimo è al momento privato di uno dei suoi seggi poiché la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf ha aderito al nuovo PBD. Il Parlamento elegge inoltre il Cancelliere/la Cancelliera della Confederazione, per il ruolo di quest’ultima cfr. http://www.bk.admin.ch/org/chanc/00321/index.html?lang=itCollegamento esterno.
2 È accaduto nel 2003 a Ruth Metzler, quando il Parlamento ha deciso di rettificare la cosiddetta ‘formula magica’ togliendo un seggio al PPD a favore dell’UDC, e nel 2007 a Christoph Blocher, al quale è stata preferita la già citata Eveline Widmer-Schlumpf.
3 I sette Diparimenti federali: Interno; Affari esteri; Giustizia e polizia; Finanze; Economia, formazione e ricerca; Ambiente, trasporti, energia e comunicazioni; Difesa, protezione della popolazione e sport.
4 Il Consiglio nazionale –camera bassa, 200 membri- è rinnovato integralmente ogni quattro anni, e i cantoni hanno diritto a un numero di seggi proporzionale alla loro popolazione. Il Consiglio degli Stati –camera alta, 46 membri- è invece rinnovato secondo il diritto dei singoli Cantoni, che vi sono rappresentati con 2 seggi ciascuno (1 seggio per i cosiddetti semi-cantoni Appenzello Interno/Esterno, Basilea Città/Campagna, Nidwaldo/Obwaldo).
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