Le sfide della presidenza tedesca dell’Ue
Da oggi primo luglio parte la presidenza tedesca del semestre europeo. "L'Europa si trova davanti alla più grande sfida della sua storia - ha ricordato la cancelliera Angela Merkel - perciò la Germania prende la presidenza come un'enorme sfida".
Solidarietà e coesione non sono mai stati così importanti come oggi. Nessun Paese può superare questa crisi da solo. Soltanto se agiamo gli uni con gli altri e gli uni per gli altri”, ha continuato Merkel.
Sul piano esterno la questione cruciale è quella della Brexit
Il semestre di presidenza tedesca è ritenuta da alcuni addirittura decisiva per le sorti dell’Unione. Il contesto, lo sappiamo, non è dei più semplici: c’è la crisi pandemica, la richiesta di un’Europa più solidale, ma anche il rischio che la crisi amplifichi le divisioni interne all’Unione.
C’è poi anche la delicata questione Brexit da gestire, con tutti i suoi annessi e connessi. Quali allora l’importanza di questo semestre di presidenza tedesca? E quali le aspettative?
“È un semestre decisivo sia sul piano interno che su quello esterno”, spiega il politologo Yves Mény, professore alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. “Le aspettative sono tante ed in particolare si spera di trovare una soluzione, in luglio, al problema del fondo di solidarietà per rilanciare l’economia. Se non ci riesce la Germania, non ci riesce nessuno”.
“Sul piano esterno ovviamente la questione cruciale è quella della Brexit. E visto che la Germania ha grandi interessi nell’export farà di tutto per trovare un accordo”, conclude Mény.
Priorità tedesche
Angela Merkel non ne fa una questione biografica, ma a nessuno sfugge che questo semestre europeo potrebbe essere la porta per entrare nella storia, come la cancelliera che ha salvato l’Europa dalla spinta sovranista, o come colei che non ci è riuscita.
Nell’assumere la presidenza Ue in un “momento molto difficile” – sei mesi che saranno “fortemente segnati innanzitutto dagli sforzi per combattere e superare la pandemia” – la Bundeskanzlerin si è mostrata più che motivata nel difendere il progetto europeo dalle molte insidie attuali, mettendo sul tavolo tutte le sua abilità politica e la comprovata esperienza.
La Germania vuole fare da “motore e moderatore”: “costruiremo ponti”, ha promesso il suo ministro degli Esteri, il socialdemocratico Heiko Maas, che ha preso il testimone dal collega croato Gordan Grlic Radman: simbolicamente è accaduto alla Porta di Brandeburgo, illuminata per l’Europa.
“Le aspettative sono molto alte”, ha affermato Maas incontrando la stampa straniera in serata, “e toccano fronti molto diversi, come l’immigrazione, le finanze, il Recovery fund, tutte questioni che accompagneranno a lungo l’Europa in futuro. Ma io sono ottimista”, ha concluso sottolineando che “una crisi dagli effetti socio-economici così forti come quella attuale può fornire la chance per un ulteriore sviluppo dell’Unione europea”.
Sul fronte interno, Berlino si è già riposizionata, rispetto agli anni passati: sfilatasi a sorpresa dal fronte rigorista del Nord, si spende adesso per far ottenere ai paesi più colpiti dal Covid, e all’Italia in particolare, gli aiuti indispensabili perché “possano rimettersi sulle proprie gambe”.
Il servizio del Tg del nostro corrispondente da Bruxelles, che ci parla anche dei rapporti Ue-Svizzera:
tvsvizzera.it/fra con RSI
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