L’Isis è tornato oggi tra le rovine romane di Palmira, già teatro di alcune delle peggiori atrocità e atti di vandalismo durante una prima occupazione tra il 2015 e il marzo di quest’anno. I raid russi non sono bastati ad impedire alle forze del “Califfato” di riprendere la città siriana in un’offensiva massiccia e improvvisa che suona come risposta alla catena di sconfitte subite in Siria e in Iraq nell’ultimo anno.
Mentre tutta l’attenzione delle cancellerie internazionali – e dell’esercito di Damasco – era concentrata sulla tragica battaglia di Aleppo, dove anche oggi sono continuati i bombardamenti, i miliziani del Califfato hanno messo insieme una forza di migliaia di uomini che ha sbaragliato la resistenza delle forze lealiste in soli quattro giorni. E ora torna l’incubo per possibili nuove distruzioni di antichi monumenti in quello che è uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.
È stato Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, in cui Palmira è situata, a confermare a metà pomeriggio la caduta della città nelle mani dell’Isis. L’esercito siriano, ha detto Barazi parlando alla televisione Al Ikhbariya, si è rischierato fuori dalla città e “sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di rimanere a Palmira”.
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