Difesa, ultimatum USA agli alleati
“Che gli alleati aumentino il loro contributo per la Difesa entro la fine dell’anno, o gli Stati Uniti ridurranno il loro impegno”. È lo schietto messaggio che il segretario americano alla Difesa James Mattis ha rivolto agli alleati europei a Bruxelles, dove si è aperta mercoledì una riunione di due giorni dei ministri della Difesa della NATO. Il contribuente statunitense, ha spiegato, non può più sostenere una quota sproporzionata “per la difesa dei valori occidentali”.
Quote sproporzionate: questo il rimprovero degli Stati Uniti agli alleati. Per garantire un livello di operatività accettabile nel caso di un intervento militare (“Un attacco contro un membro è un attacco contro tutti”, recita l’articolo 5 del Trattato) la NATO si è data l’obiettivo che ogni Paese membro spenda per la difesa almeno il 2% del PIL.
Un obiettivo rispettato solo da 5 dei 28 alleati: USA (3,61%), Grecia (2,38), Regno Unito (2,21), Estonia (2,16) e Polonia (2).
Gli Stati Uniti danno inoltre il contributo più consistente (22%) alle spese per il personale, il quartier generale, il mantenimento dell’Alleanza atlantica.
Aspettandosi le rimostranze della nuova amministrazione USA, la NATO aveva giocato d’anticipo affermando martedì che le spese militari in Europa sono aumentate di 10 miliardi di dollari nel 2016. L’Alleanza ha tuttavia anche ammesso che i soldi pubblici spesi per la difesa rimangono al di sotto del 2% del PIL, soglia sulla quale Washington insiste da tempo.
Da un punto di vista strategico, ha voluto rassicurare Mattis, gli Stati Uniti rimangono solidi alleati dei paesi europei. I controversi legami con Mosca dell’amministrazione Trump preoccupano molto soprattutto i paesi baltici.
Un’alleanza di indiscutibile importanza, gli ha fatto eco il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg: “Le sfide che affrontiamo sono le più complesse e impegnative dell’ultima generazione”, ha detto. “Né l’Europa, né il Nord America possono affrontarle da soli”.
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