Impeachment, Trump pienamente assolto

Il Senato statunitense ha assolto il presidente Donald Trump dalle accuse di abuso di potere e ostruzione al Congresso, ponendo così fine alla sua messa in stato d'accusa (impeachment). Dopo una battaglia durata mesi, la camera alta del parlamento americano ha deciso che non ci sono le condizioni perché il capo della Casa Bianca sia rimosso dal suo incarico.
Il proscioglimento dall’accusa di abuso di potere è stato approvato con 52 ‘non colpevole’ contro 48 ‘colpevole’, quello per ostruzione al Congresso con 53 voti a 47.
All’infuori della defezione eccellente dell’ex candidato presidente Mitt Romney, che ha riconosciuto l’abuso di potere, la maggioranza di senatori repubblicani ha fatto quadrato attorno al proprio presidente e il muro ha retto.
Donald Trump si è nel frattempo già lanciato nella campagna elettorale per la rielezione il prossimo 3 novembre, con la sensazione di essere uscito dalla vicenda dell’impeachment più forte di prima (alla vigilia del suo discorsoCollegamento esterno sullo stato dell’Unione, in un sondaggio Gallup, incassava il 49% di gradimento, il più alto dal suo insediamento alla Casa Bianca) e senza più distrazioni.
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— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) February 5, 2020Collegamento esterno
Come primo tweet dopo l’assoluzione al Senato, il presidente ha rispolverato un video risalente allo scorso giugno, che mostra una copertina di Time in cui compaiono cartelli con le scritte ‘Trump 2020’, ‘Trump 2024’ e così via fino a ‘Trump 4EVA’ (“per sempre”).
Il tycoon annuncia inoltreCollegamento esterno una dichiarazione giovedì a mezzogiorno, le 18 in Svizzera, per “discutere la vittoria del nostro paese sulla bufala dell’impeachment”.
In una notaCollegamento esterno, la Casa Bianca sottolinea che il processo per impeachment si è concluso con la “piena assoluzione” e riferisce che il presidente è “soddisfatto di lasciarsi alle spalle questa vicenda generata da un comportamento vergognoso dei democratici”, accusati di voler influenzare le prossime elezioni presidenziali.
La corrispondenza da Washington di Massimiliano Herber

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