Il Governo indonesiano ha chiesto aiuto lunedì alla comunità internazionale, in seguito al terremoto e al conseguente tsunami che hanno devastato l’Isola di Sulawesi, provocando finora la morte di oltre 800 persone (832, secondo l’ultimo bilancio ufficiale, non ancora definitivo dati i numerosi feriti e dispersi, e oltre 1'200 secondo le cifre delle ONG).
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Per il paese si sta infatti rivelando molto difficile garantire gli aiuti di prima necessità nelle zone colpite dalle calamità. I soccorritori faticano a raggiungere le aree più colpite dove, secondo l’agenzia per la gestione delle catastrofi naturali, centinaia di persone sono ancora intrappolate sotto i detriti degli edifici crollati a causa del sisma.
Decine di organizzazioni non governative sono già sul posto. L’Unione europea ha inoltre sbloccato 1,5 milioni di euro per aiuti umanitari, mentre la Svizzera si è già detta disponibile sabato a prestare assistenza, ma Jakarta non ha per il momento dato seguito alla proposta di Berna.
Una cellula di crisi è pronta ad intervenire, ha precisato Manuel Bessler, capo del Corpo svizzero di aiuti umanitari, ai microfoni della RTS. Fino a 20 persone potrebbero partire già oggi, lunedì, alla volta dell’Indonesia per partecipare alla fase di ricostruzione, soprattutto per quanto riguarda il ripristino dell’acqua potabile, la costruzione di alloggi e il sostegno medico.
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