Jihadista nato in Svizzera rischia la pena capitale in Iraq
Un giovane nato e cresciuto in Svizzera è sotto processo in Iraq per appartenenza all'autoproclamato Stato islamico (Isis), per il quale avrebbe costruito detonatori per bombe. Lo ha rivelato un'inchiesta della Radiotelevisione svizzera e del quotidiano Tages Anzeiger.
Questo contenuto è stato pubblicato al
2 minuti
tvsvizzera.it/Zz con RSI (TG del 04.01.2019)
Contenuto esterno
Il 24enne , che ora si trova in carcere a Bagdad, è nato cresciuto nella svizzera orientale, nella cittadina di Arbon, nel canton Turgovia. Accusato di appartenere all’Isis, ora rischia di essere condannato a morte.
Figlio di cittadini turchi, nella Confederazione già nel 2015 aveva attirato l’attenzione delle autorità per sospetta violazione della Legge federale che proibisce l’appartenenza a al-Qaida, Isis o analoghe organizzazioni.
“Abbiamo decretato un divieto d’ingresso, questa persona non può quindi più entrare in Svizzera. Questa misura si applica in caso di pericolo della sicurezza pubblica e in questo caso ci sono gli estremi”, ha dichiarato Catherine Maret, portavoce della polizia federale.
Costruiva detonatori per l’Isis
Nell’atto di accusa delle autorità irachene si legge che il giovane, che ha una formazione come elettrotecnico, è stato addestrato all’uso delle armi dall’Isis in Siria. Dopodiché è stato inviato in Iraq dove, secondo quanto avrebbe lui stesso affermato durante un interrogatorio, per nove mesi ha costruito circuiti elettrici per detonatori di bombe.
Detentore di un permesso di domicilio, ma non della nazionalità elvetica. Il Dipartimento degli esteri svizzero non gli fornisce dunque la protezione consolare. Un avvocato starebbe lavorando per evitargli la pena capitale.
Per l’esperto di terrorismo tedesco Guido Steinberg questo percorso è condiviso da molti altri giovani radicalizzati.
Le conoscenze, anche rudimentali, in campo elettrotecnico, sono particolarmente ricercate dallo Stato Islamico.
Secondo quanto scritto dal quotidiano Tages Anzeiger, il giovane in Svizzera si sarebbe radicalizzato frequentando una moschea nascosta a Rorschach, ora chiusa.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.
Per saperne di più
Altri sviluppi
Il fascino dell’Isis sulle spose jihadiste
Questo contenuto è stato pubblicato al
“Daesh ha indottrinato una generazione di bambini ed è riuscita a coinvolgere le donne come nessuno aveva mai fatto prima”. Per Gina Vale, ricercatrice presso l’International Centre for the Study of Radicalisation, donne e minori hanno un ruolo centrale nel sostegno all’ideologia dell’autoproclamato Stato Islamico.
Questo contenuto è stato pubblicato al
Il caso è stato rivelato domenica dal SonntagsBlickCollegamento esterno, che ha pubblicato alcune fotografie del materiale bellico rinvenuto in Siria. Stando al giornale, le granate sarebbero state sottratte allo Stato islamico (Isis) dal gruppo Haiat Tahrir al-Scham (o Al Qaida in Siria) – rivale sia dell’Isis che del regime di Bashar al-Assad – a Nayrab,…
Questo contenuto è stato pubblicato al
Finita la guerra in Afghanistan, al Qaida, “la base”, cambia obiettivo e mette a segno il primo attentato: vengono piazzate due bombe in altrettanti hotel di Aden, in Yemen, dove le truppe degli Usa sono solite stazionare prima di andare a combattere in Somalia. È il dicembre del 1992. Passa un anno e viene preso…
Questo contenuto è stato pubblicato al
L’attacco, nel quale sono morti quattro stranieri – tra i quali un cittadino svizzero -, è opera di “soldati dello Stato islamico” che lo hanno compiuto “in risposta agli appelli di prendere di mira cittadini di Paesi della coalizione”, indica un comunicato diffuso in mattinata dall’organo di propaganda jihadista Amaq. Il testo non fornisce però…
Questo contenuto è stato pubblicato al
In proposito il consigliere di Stato Pierre Maudet spiega questa evoluzione con la sensibilizzazione dei responsabili delle comunità musulmane e con l’intensificazione della vigilanza nelle carceri. Secondo il capo del Dipartimento sicurezza ed economia la questione principale connessa con il fenomeno riguarda la gestione dei ritorni in Svizzera dei presunti foreign fighters. A Ginevra, ha…
Assolti due dirigenti del Consiglio centrale islamico
Questo contenuto è stato pubblicato al
La Corte ha giudicato Naim Cherni, produttore di due film controversi, colpevole di propaganda a favore di al-Qaeda e organizzazioni associate, condannandolo a 20 mesi di detenzione con la condizionale. Agli altri due imputati Qaasim Illi e Nicolas Blancho, responsabile comunicazione e presidente del Ccis, il Ministero pubblicoCollegamento esterno della Confederazione (Mpc) aveva rimproverato l’approvazione e la promozione…
Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.