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Il muro per fermare “una crisi umanitaria”

Donald Trump seduto alla scrivania parla gesticolando; dietro, badiera americana e tende/finestra, accanto, foto ritratto
Il discorso dallo Studio Ovale, forma di comunicazione cui fece ricorso JFK durante la crisi dei missili di Cuba e George W. Bush per l'11 settembre. Keystone

Il muro al confine tra Stati Uniti e Messico serve a fronteggiare una "crisi umanitaria e di sicurezza". È quanto ha sostenuto martedì sera il presidente americano Donald Trump rivolgendosi alla nazione dallo Studio Ovale, tornando a chiedere al Congresso i fondi per costruire la barriera.

Nel discorso di otto minuti, Trump non si è spinto a dichiarare l’emergenza nazionale. Uno strumento che aveva ipotizzato di sfruttare per ottenere i finanziamenti, ma che gli avrebbe attirato una nuova pioggia di critiche. 

“L’immigrazione illegale e non controllata fa male agli americani. Dobbiamo agire subito”, ha detto. “Quando ho giurato per diventare presidente mi sono impegnato e determinato a proteggere il Paese e questo è quello che farò”, ha aggiunto.

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“C’è chi dice che il muro è immorale”, ha proseguito Trump, in riferimento all’espressione usata dalla speaker della Camera Nancy Pelosi. “Ma molti costruiscono recinzioni e barriere per le loro case non perché odiano le persone che stanno fuori, ma perché amano quelle che sono dentro”.

Secondo il presidente statunitense, la richiesta di 5,7 miliardi di dollari per la sicurezza al confine è “solo una questione di buonsenso” e per questo è tornato a chiedere alla politica di approvare il budget, ponendo così fine alla sospensione di una parte dei servizi governativi (detta “shut down”).  

Per i leader democratici al Congresso è invece Trump che dovrebbe smetterla di tenere in ostaggio gli Americani, per usare le parole di Pelosi. “Il confine può essere sicuro senza un mero inutile e costoso”, ha aggiunto il capogruppo al Senato Chuck Schumer.

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I discorsi dallo Studio Ovale sono la forma più ufficiale con la quale un presidente può rivolgersi al Paese. Il primo a farne uso fu Harry Truman nel 1947; John F. Kennedy se ne servì durante la crisi dei missili di Cuba; George W. Bush per l’11 settembre.

La scelta di Trump è stata commentata da Schumer: “I presidenti hanno usato lo Studio Ovale per affrontare” problemi nobili, mentre “questo presidente lo usa per creare una crisi, instillare paura e distrarre l’attenzione dalle difficoltà della sua amministrazione”.

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