Il Consiglio europeo ha espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto con la Turchia per il rinvio di migranti. Non è perfetto, ha detto il presidente Donald Tusk, e ci sono dubbi etici, ma almeno, ha aggiunto, è stata evitata una catastrofe perché senza il patto con Ankara sarebbe crollato Schengen.
Dal 4 aprile, da quando sono iniziati i primi rinvii, sono 325 i migranti irregolari rispediti dalla Grecia verso la Turchia. È con i numeri che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk esordisce per illustrare la validità dell’accordo raggiunto tra Unione europea e Turchia in base al quale 79 profughi sono stati reinsediati da Ankara in Germania.
Questo, per Tusk, non è che l’inizio di una cooperazione che ha sollevato certo dubbi di natura etica e legale, e il presidente non lo ha nascosto. Ma senza accordo, ha detto, sarebbe crollato Schengen e soprattutto sarebbe stato impossibile fermare l’immigrazione illegale verso l’Europa.
O si accetta che la legge nel mare Egeo è fatta da trafficanti e criminali oppure si accetta la legittimità dell’accordo, ha osservato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker.
Per un passo fatto, però, ce ne sono molti altri da compiere. Tusk ha lanciato l’allarme per un altro fronte, quella della Libia, il flusso di migranti in arrivo dal paese nordafricano è allarmante e il caos che regna nel paese impedisce di raggiungere un accordo come quello raggiunto con la Turchia.
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