Sono passati 60 anni dal 23 ottobre 1956, quando decine di migliaia di persone scesero in strada in Ungheria per ribellarsi contro il regime sovietico. Una rivolta poi soffocata nel sangue da 150’000 soldati e 2’500 carri armati inviati da Mosca.
Il ricordo della rivoluzione ungherese, che in meno di un mese lasciò sul terreno circa 3’000 morti, è ancora vivo nella memoria di Julya Vasar, figlia di uno dei più stretti collaboratori di Imre Nagy, allora premier ungherese poi arrestato dai sovietici.
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