Seconda serata consecutiva di proteste giovedì negli Stati Uniti, dopo l’elezione di Donald Trump a presidente. Alcune migliaia di persone, soprattutto giovani, sono scese in strada in diverse città.
A Portland, sulla costa ovest, la manifestazione è degenerata: vandalismi, scontri con la polizia e una trentina di arresti. I manifestanti hanno distrutto vetrine di negozi, auto, cassette dei giornali. La polizia ha reagito con i gas lacrimogeni. Anche a Oakland, in California, ci sono stati atti di vandalismo.
La protesta è guidata dagli studenti in tutta la costa ovest, nelle città a est, roccaforti democratiche. Migliaia di giovani che denunciano il sessismo e la xenofobia di Trump e annunciano quattro anni di resistenza.
“È nostra responsabilità essere qui”, dice uno di essi, “per sostenere tutte le persone che saranno toccate direttamente dalla presidenza Trump”.
Nelle Università, alcuni professori hanno perfino annullato dei corsi per lasciare liberi gli studenti. Ma nel complesso le manifestazioni di giovedì sera, da New York a Chicago a Dallas, hanno riunito meno persone di quelle del giorno prima.
Questa volta Trump ha reagito. Con toni meno concilianti di quelli usati finora dopo la vittoria. “Ho appena avuto un’elezione aperta e di successo”, ha scritto in un tweet. “Adesso i contestatori di professione, incitati dai media, protestano. È davvero ingiusto”.
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