Ustica, John Drake e il casco scomparso
Desecretati parte dei documenti sulla strage
Come disposto dal premier Matteo Renzi sono stati desecretati parte dei documenti relativi alla strage di Ustica, una delle pagine peggiori nell’odiosa serie di misteri legati alle stragi italiane.
Era il 27 giugno del 1980. Un DC9 dell’Itavia precipitò nel mar Tirreno, tra le isole di Ponza ed Ustica. Una tragedia sulla quale chiarezza definitiva non è mai stata fatta e le tesi accusatorie sono state numerosissime e sono andate intrecciandosi tra loro nel corso degli anni, complicando perfino il ricordo di quanto avvenuto. Di certo si sa che l’aereo fu squarciato da qualcosa mentre era in volo: e già su questo le ipotesi fatte nei 24 anni dalla strage sono diverse. Incidente, cedimento strutture, missile. L’ipotesi di un missile sembra la più accredita (lo stesso Cossiga, all’epoca presidente della Repubblica ha dichiarato che fu un missile francese a provocare il disastro.
Ma anche sul teorema-missile le congetture sono molteplici: oltre alla tesi “francese” due in particolare sono state le casisitiche principali considerate. La cosiddetta pista libica che ipotizza un attentato in ritorsione per la politica estera italiana e quella americana, incentrata, nella maggior parte dei casi sul possibile errore di un pilota militare.
Tra i documenti resi disponibili ce n’è in particolare uno, pubblicato da Repubblica, che ricostruisce molto bene lo spaccato dei rapporti italo-americani in merito ad Ustica. Si tratta di un memorandum riassuntivo preparato nel 2000 per Amato e D’Alema. Ne escono molte più domande che risposte, ma sicuramente gli USA non ci fanno una bella figura.
Di sicuro gli Stati Uniti, su Ustica hanno sempre avuto un atteggiamento quanto meno cauto, estremamente poco collaborativo, ed è provato che a più riprese hanno mentito consapevolmente. Questo non significa necessariamente che siano responsabili della strage, ma stando al documento è molto probabile che siano in possesso di informazioni mai fornite alle autorità italiane che potrebbero portare al chiarimento definitivo della vicenda, e questo nonostante 63 rogatorie giudiziarie fatte dall’Italia sul tema nel corso degli anni.
È provato che al contrario di quanto sostenuto da Washington, nel momento dell’incidente nell’area interessata c’erano aerei americani in volo: “sono emerse più attività di volo prima, durante e dopo l’incidente”, si legge nel memorandum. È inoltre certo che “a brevissima distanza dall’evento viene posta in essere attività militare non programmata”. Attività pure negata a più riprese, in certi casi anche davanti all’evidenza, dai vertici militari americani.
Nel documento si dice inoltre testualmente ch la presenza nella zona di una portaerei americana –cosa anche questa sempre negata dagli Stati Uniti- è ritenuta “plausibile e probabile”.
Ma l’elemento più curioso che assume a questo punto i toni del giallo è il cosiddetto mistero del casco scomparso. Un casco che sarebbe stato trovato tra i reperti del disastro depositati all’aeroporto di Boccadifalco, Un casco recante un nome inciso: “John Drake”. Un casco che però è misteriosamente scomparso “andato smarrito –si legge nel memorandum- o con più probabilità fatto sparire”.
Secondo indagini italiane un pilota di nome John Drake era effettivamente decollato da un mezzo navale “probabilmente qualche tempo prima dell’incidente” ed a causa di un guasto aveva dovuto lanciarsi in mare abbandonando il velivolo.
Dal canto loro gli Stati Uniti non hanno mai confermato questa versione, citando quattro incidenti in cui –tra il 73 ed il 93- era stato coinvolto un membro dell’equipaggio di cognome Drake, ma tutti avvenuti nel continente americano.
Sembra però accertato che nel periodo della strage a Bagnoli, presso Napoli, era presente un pilota di nome Drake.
Come detto, il memorandum (che comunque non per il fatto di essere stato secretato deve per forza di cose essere ritenuto attendibile in tutto e per tutto) più che dare risposte fa aumentare il numero delle domande. Anche le domande possono però avere un’utilità nell’unica cosa che tutti possiamo fare in merito a questa tragica vicenda: non dimenticare.
Gino Ceschina
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