In Venezuela, a un anno dalla chiusura della frontiera con la Colombia, migliaia di persone sono state autorizzate a varcare il confine per rifornirsi di generi alimentari di base e medicinali.
Il Paese vive da mesi una penuria senza precedenti, e l’apertura della frontiera da parte del governo di Caracas, solo per poche ore non basterà a placare la rabbia della popolazione, ormai sfinita.
Era stata chiusa un anno fa per ragioni di sicurezza, la frontiera tra Venezuela e Colombia. Frontiera di cui ieri, domenica, il presidente Maduro ha infine autorizzato la riapertura, ma solo per 12 ore.
Ad attraversarla, sono state circa 25 mila persone, a piedi, alla ricerca di generi di tutti i tipi tra cibo, sapone e medicinali.
“Siamo in una situazione di bisogno, abbiamo fame, non ci sono mercati e dove si vende qualcosa c’è così tanto trambusto che la gente si picchia anche per comprare piccole cose”.
Molti hanno viaggiato per ore per entrare in Colombia, dove i prezzi sono alti visto il deprezzamento della valuta venezuelana, ma più bassi rispetto al mercato nero interno.
La penuria riguarda l’80% dei prodotti e dura da mesi.
“Vorrei che il presidente Maduro vedesse queste immagini e realizzasse ciò che vogliamo. Siamo stufi del socialismo. Vogliamo il capitalismo, vogliamo vivere come la gente vive in Colombia. Perché dobbiamo essere umiliati così? Perché chiudono le frontiere?”
La crisi attanaglia il Paese da quando il prezzo del petrolio, che rappresenta il 96% delle esportazioni, è crollato, mentre il presidente Maduro attribuisce la penuria anche ad una “guerra economica” condotta dalla destra al fine di destabilizzare il suo governo.
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