Brexit verso un nuovo e lungo rinvio
I leader di 27 Paesi UE riuniti a Bruxelles decideranno mercoledì sera come rispondere alla richiesta della premier britannica Theresa May di rimandare per la seconda volta l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Tutto lascia ipotizzare che sarà concesso un lungo rinvio, fino ad un anno, della cosiddetta Brexit.
May ha chiesto un posticipo al 30 giugno: “Avremmo potuto andarcene, ma il Parlamento non ha votato l’accordo, per questo ci serve questo tempo supplementare”, ha spiegato prima del Consiglio europeo straordinarioCollegamento esterno.
Alcuni Paesi sarebbero però disposti, anzi preferirebbero, concederle più tempo: fino a fine 2019 o 2020 inoltrato. L’estensione più lunga è quella proposta dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk: 12 mesi.
I punti sulle i di Macron
La posizione francese non sembra presagire l’unanimità necessaria ad accordare il rinvio.
“È indispensabile che nulla comprometta il progetto europeo nei prossimi mesi”, ha dichiarato Emmanuel Macron al suo arrivo a Bruxelles. “Abbiamo un rinascimento europeo da fare, ci credo profondamente, non voglio che il dossier Brexit ci blocchi. Al momento, per me, niente è deciso.”
L’appello di Merkel
Da parte sua, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha invece spronato gli altri 26 capi di Stato e di governo a mantenere “un atteggiamento costruttivo” e a non perdere di vista l’obiettivo: concedere una proroga ed evitare lo sfacelo di un ‘no deal’.
Su una cosa, infatti, gli europei sembrano tutti concordi: un’uscita del Regno Unito dall’UE il 12 aprile senza un accordo che regoli i futuri rapporti tra le parti non sarebbe nell’interesse di nessuno.
La maggior parte dei Paesi si è espressa, durante le riunioni in preparazione del vertice, per concedere a Londra 9 o 12 mesi, con la possibilità di uscire anche prima, secondo la formula della cosiddetta ‘estensione flessibile’ proposta da Tusk.
Se i 27 non riuscissero, mercoledì, a convergere su una decisione, sarebbe proprio un ‘no deal’ a concretizzarsi.
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