Brexit, le incognite di un divorzio
Brexit, martedì è il giorno del giudizio per Theresa May: quello della ratifica del testo concordato con Bruxelles e avviato - salvo miracoli - a un bocciatura che potrebbe poi sfociare in qualunque esito.
Un no del Parlamento potrebbe portare dal temutissimo divorzio “no deal” alla scommessa di qualche una nuova intesa, fino allo scenario delle elezioni anticipate o d’un referendum bis. Tutti improbabili, privi come sono del sostegno di maggioranze certe, eppure tutti ormai virtualmente possibili.
Voto martedì sera
Il governo britannico di Theresa May serra le file nel tradizionale consiglio dei ministri del martedì, riunitosi in mattinata a poche ore dal voto di ratifica alla Camera dei Comuni sull’accordo raggiunto dalla premier Tory con Bruxelles sui termini dell’uscita dall’Ue. Le previsioni di una bocciatura sono unanimi, a meno di miracoli, ma i ministri insistono negli appelli ai deputati a far prevalere “l’interesse nazionale” e tentano di dare un’immagine di compattezza.
Nel pomeriggio il dibattito a Westminster riprenderà con un intervento dell’attorney general, Geoffrey Cox. E alle 18 e 30 locali sarà chiuso dalla May che – dopo gli appelli di lunedì a “non tradire” la volontà popolare espressa nel referendum del 2016 – si prevede sia intenzionata a riproporre il suo accordo come l’unica garanzia concreta per attuare la Brexit: senza rischiare un ribaltone o un no deal.
Le procedure di voto inizieranno poi alle 19 (le 20 in Svizzera) e l’esito è atteso entro una mezz’ora. Per molti osservatori, si tratterà solo di valutare la dimensione della sconfitta della premier.
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