È stato un inverno duro per il turismo elvetico
l crollo degli ospiti stranieri (-70%) non è stato compensato dall'aumento della clientela elvetica (+17%): la stagione invernale 2020/21 del settore turistico svizzero è stato fortemente influenzato dalla pandemia.
Il settore alberghiero ha registrato 9,4 milioni di pernottamenti durante il periodo da novembre 2020 ad aprile 2021, un calo del 26,4% rispetto all’anno precedente (–3,4 milioni di pernottamenti). Il crollo degli ospiti stranieri, come detto, non è stato infatti completamente compensato dall’aumento della clientela elvetica che ha raggiunto i 7,5 milioni di pernottamenti, secondo i dati diffusi martedì dall’Ufficio federale di statistica.
Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando gli effetti della pandemia di Covid-19 non erano ancora tangibili in Svizzera, nei mesi della stagione turistica invernale tra novembre (–57,0%) e febbraio (–39,9%) la domanda è rimasta fortemente negativa. A partire da marzo i pernottamenti hanno conosciuto un’impennata (+47,1% in marzo; +801,8% in aprile) in confronto agli stessi mesi del 2020, quando erano state introdotte le restrizioni sanitarie più drastiche. Tuttavia, la domanda è rimasta nettamente al di sotto di quella di marzo (–44,2%) e di aprile (–26,5%) del 2019.
In controtendenza il Ticino
L’unica regione in controtendenza è il Ticino, che segna una crescita del 88% con 688’000 pernottamenti. I Grigioni, principale polo di attrazione elvetico del turismo invernale, limitano le perdite, con un -7% (a 2,2 milioni), mentre il Vallese arretra del 13% (a 1,5 milioni). Particolarmente toccate sono state le regioni urbane: Ginevra (–67,6%), la Regione Zurigo (–62,6%) e la Regione Basilea (–55,6%) sono quelle che hanno registrato le contrazioni della domanda più marcate.
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