L’anno di Nicolao della Flüe, mistico mediatore
Si sono aperti domenica a Sarnen i festeggiamenti per i 600 anni dalla nascita di Nicolao della Flüe. Venerato santo dai cattolici, è riconosciuto come patrono e messaggero di pace dagli svizzeri di ogni confessione. Contadino, magistrato e deputato, visse gli ultimi vent'anni da eremita, pur mantenendo un ruolo di consigliere e mediatore. Celebrazioni si susseguiranno fino al 25 settembre, giorno festivo nel canton Obvaldo.
Niklaus von Flüe nacque nel 1417 a Flüeli-Ranft, frazione di Sachseln, vicino al centro geografico dell’attuale Svizzera. Membro di una famiglia del ceto contadino medio-alto, nei primi cinquant’anni di vita si dedicò soprattutto all’agricoltura. Sposato con Dorothea Wyss, ebbe dieci figli: cinque femmine e cinque maschi. Prima del 1467, il suo nome appare in tre documenti; da uno di questi si ricava che era membro del Consiglio e del tribunale di Obvaldo.
La sua influenza divenne importante nei vent’anni successivi, vissuti da eremita. Ottenuto il consenso della moglie e dei figli maggiori, nel 1467 von Flüe seguì una voce interiore -che interpretò come chiamata divina- e lasciò la famiglia. Dopo un brevissimo pellegrinaggio, si rifugiò nella foresta del Melchtal, a poche centinaia di metri da casa.
Consigliere e conciliatore
La notizia che Nicolao viveva in preghiera e senza nutrirsi si diffuse in fretta, e un numero sempre maggiore di persone gli rese visita. Non solo curiosi e gente semplice: anche i notabili andavano a chiedergli consiglio. Pur vivendo isolato in una capanna nella gola di Ranft, il futuro santo continuò quindi a interessarsi delle vicende terrene e mantenne un ruolo nella vita sociale e politica.
Bruder Klaus (fra’ Nicolao, com’è chiamato in Svizzera tedesca) superò intanto le inchieste delle autorità laiche ed ecclesiastiche. Come riporta il Dizionario storico della Svizzera, il Consiglio di Obvaldo incaricò alcune guardie di sorvegliarlo per un mese e il vescovo di Costanza di verificare la sua astinenza. Non emerse truffa, e la cappella del Ranft -costruita accanto all’eremo, con l’aiuto di alcuni amici- fu consacrata nel 1469.
Messaggero di unità e pace
È comprovata l’opera di mediazione di Nicolao nella Convenzione di Stans. Il patto pose fine a una crisi tra i cantoni urbani (Zurigo, Berna e Lucerna, che avevano stipulato un trattato separato con Friburgo e Soletta) e i cantoni rurali. Nicolao non era presente alla Dieta che che si riunì a Stans tra novembre e dicembre 1481, ma i suoi suggerimenti permisero -oltre a una rinnovata intesa tra i primi otto cantoni svizzeri- la conclusione di un patto d’alleanza con gli stessi Friburgo e Soletta, che entrano così nella Confederazione.
Santo per i cattolici, simbolo per tutti
Negli anni successivi alla morte di Nicolao, avvenuta il 21 marzo 1487, apparvero le prime biografie e cominciò la venerazione a Sachseln: molti pellegrini visitarono i suoi luoghi. Dall’inizio del XVI secolo, la sua figura fu oggetto di prosa e poesia di autori sia cattolici sia protestanti. La Chiesa cattolica indugiò a consentirne l’adorazione: fu beatificato nel 1648/49, dopo ripetuti tentativi, e proclamato santo sotto papa Pio XII, nel 1947.
La canonizzazione diede nuovo slancio al culto di Nicolao e all’interesse storico nei confronti dell’eremita: la costruzione di un museo a Sachseln è del 1976.
Nel dibattito politico, le sue parole riecheggiano persino alla fine del XX secolo: la sua raccomandazione “machet den zun nit zu wit” (“non allargate troppo i confini”, frase tramandata dal cronista Hans Salat nel 1537) fu utlizzata dai contrari all’adesione all’Onu (votazione del 1986) e allo Spazio economico europeo (1992) come appello alla prudenza nella politica estera della Svizzera.
Fonti
Dizionario storico della SvizzeraCollegamento esterno
Gröbli Roland, Mistico Mediatore Uomo – I 600 anni di Nicolao della FlüeCollegamento esterno, Ritter Edizioni
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