Accordo sui frontalieri, primo sì del Parlamento
Primo "sì" lunedì (43 voti a 1), senza sorprese, da parte del Consiglio degli Stati - il ''senato' elvetico - alla ratifica dell'accordo fiscale con l'Italia riguardante la tassazione dei frontalieri, firmato tra i due Paesi il dicembre 2020.
Una proposta di sospensione del dossier inoltrata da Marco Chiesa, presidente del partito della destra popolare, finché Roma non avrà stralciato la Svizzera da una lista nera del 1999 è stata respinta per 34 voti a 7 (2 astensioni). Il dossier passerà ora al Consiglio nazionale che, come gli Stati, dovrebbe dare il via libera all’intesa tra i due Paesi.
La decisione odierna della Camera dei cantoni segue quella del 3 dicembre scorso da parte del Consiglio dei ministri italiano, che a sua volta ha dato il via libera alla ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e del Protocollo che modifica la Convenzione bilaterale per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.
Cosa prevede l’intesa
Con l’intesa la Svizzera trattiene l’80% dell’imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno sul suo territorio. I nuovi lavoratori frontalieri saranno tassati in via ordinaria anche in Italia. La doppia imposizione verrà eliminata.
Stando al messaggio del Consiglio federale, l’intesa sarà sottoposta a riesame ogni cinque anni. Inoltre, una clausola dispone che siano previste consultazioni ed eventuali adeguamenti periodici in materia di telelavoro.
Alle persone che lavorano o hanno lavorato nei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del testo – detti frontalieri attuali – si applica un regime transitorio. Questa categoria di lavoratori continuerà infatti ad essere tassata esclusivamente in Svizzera, la quale verserà ai Comuni italiani di confine fino all’anno fiscale 2033 una compensazione finanziaria del 40% dell’imposta alla fonte prelevata nella Confederazione.
Sempre secondo l’accordo, in futuro il “lavoratore frontaliere” includerà coloro che risiedono entro 20 chilometri dalla frontiera e che, in linea di massima, rientrano ogni giorno al loro domicilio. Tale nuova definizione si applica a tutti i frontalieri (nuovi e attuali) a partire dall’entrata in vigore dell’accordo.
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