Aiuto sociale, uno su quattro non lo chiede
Il 25% degli aventi diritto rinuncia, spesso per paura di essere giudicato e grazie al sostegno familiare; non sempre è un bene
In Svizzera, su 4 persone che hanno diritto al sostegno sociale, una rinuncia a chiederlo. Lo rileva uno studio dell’Alta scuola specializzata bernese. Il fenomeno è ben presente anche in Ticino, e non significa necessariamente un risparmio per il Cantone.
Una su 8 in Città, una su 2 nelle zone rurali. Il numero di persone che non richiede l’aiuto sociale pur avendone diritto è significativo.
“Il numero di persone che ricevono prestazioni rispetto al totale della popolazione è effettivamente più alto nelle grandi città e negli agglomerati”, osserva Sara Grignola, collaboratrice scientifica del Dipartimento sanità e socialità del canton Ticino. “Questo accade sia perché le città attirano persone in difficoltà, sia perché -al contrario dei piccoli paesi- garantiscono un certo anonimato”.
In Svizzera, per accedere a quella che comunemente è chiamata “assistenza”, basta rivolgersi al proprio comune. Eppure tante persone si astengono dal chiedere aiuto. Perché?
“Prima di tutto”, spiega Sara Grignola, “c’è ancora una solidarietà intrafamiliare. I genitori dei ragazzi che hanno terminato l’università e non hanno più diritto alla disoccupazione, ad esempio, cercano il più possibile di dare un aiuto, per evitare che il figlio vada in assistenza. Ma i motivi sono diversi. Ci sono anche persone di una certa età che hanno sempre lavorato e provano una certa vergogna nel richiedere l’aiuto sociale”.
A influenzare la decisione di non rivolgersi alle autorità, secondo lo studio presentato dall’Alta scuola specializzata bernese, c’è poi l’evoluzione recente del dibattito politico in materia di aiuti sociali, che tende a stigmatizzare chi lo richiede. Eppure, non ricorrere al sostegno dello Stato quando si è in difficoltà non significa per forza un costo minore per la comunità.
“Quando la persona effettivamente non ha entrate comincia magari a non pagare delle fatture, ed entra in una spirale di indebitamento. Mentre il giovane che non chiede aiuto si ritrova a non sapere cosa fare, quando rivolgendosi a noi potrebbe avere un sostegno, una consulenza per il reinserimento socio-professionale, indipendentemente da una prestazione finanziaria.”
CSI/FrCa
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CSI 18.00 del 16.08.2016 Il servizio di Francesca Calcagno
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