Coronavirus in Svizzera, “situazione insostenibile”
Il numero di nuove infezioni da coronavirus in Svizzera conosce una stabilizzazione a un "livello molto elevato". Per gli esperti della Confederazione è una situazione insostenibile: bisogna ridurre i contagi.
Giovedì, nella ormai consueta conferenza stampa a Berna che fa il punto della situazione sul Covid-19, Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni e programma di vaccinazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali della Svizzera (AMCS), e Martin Ackermann, presidente della task force scientifica Covid-19, hanno invitato una volta ancora la popolazione a rispettare con la massima diligenza le misure volte a ridurre le nuove infezioni.
Svizzera in zona di rischio
Per il professore in microbiologia al Politecnico federale di Zurigo Ackermann, due indicatori suscitano particolare preoccupazione, l’occupazione dei letti nelle terapie intensive e il numero di decessi. Il primo raddoppia ogni dodici giorni, il secondo ogni sette. Malgrado gli altri due dati fondamentali – le nuove infezioni e i ricoveri – si siano stabilizzati, la Svizzera si trova i una “zona di rischio, da cui deve assolutamente uscire”.
La zona di rischio concerne prima di tutto gli ospedali – “al ritmo attuale la disponibilità in cure intense sarà esaurita alla fine del mese” -, ma anche la scuola e l’economia.
Particolarmente preoccupante è la situazione nella parte francofona del Paese. La Svizzera, infatti, non è affatto omogenea di fronte al coronavirus. Le infezioni sono particolarmente abbondanti, appunto, nella Svizzera francese. Lo sono sempre più in Ticino, e molto meno frequenti nella Svizzera tedesca. Questa distribuzione rimane “un mistero”, ha detto Masserey. Un fattore, ma che da solo non basta come spiegazione, potrebbe essere l’elevata incidenza del morbo in Francia all’inizio della seconda ondata.
Dimezzare le infezioni in 15 giorni
Per la task force, l’obiettivo a cui puntare per lasciarsi alle spalle l’attuale situazione deve essere quello di dimezzare il numero di infezioni ogni quindici giorni. “Dalle circa 8’000 di ieri a meno di 2’000 il 10 dicembre”, ha detto Ackermann. La Svizzera con un tasso di positività dei test tra il 20% e il 30% è nettamente al di là delle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che per garantire un controllo dell’evoluzione della pandemia preconizza una soglia di al massimo il 5%, ha aggiunto l’esperto.
Con il tasso di contagiosità attuale, detto Rt, pari a 0,86, per il dimezzamento occorrono 25 giorni; 16 con un Rt di 0,8. Per raggiungerlo “dobbiamo intensificare i nostri sforzi”, altrimenti saranno necessarie nuove misure.
Ma quali? Il presidente della task force scientifica Covid-19 ha detto che non è compito degli esperti definirle. Toccherà all’UFSP stabilirle a tempo debito. Masserey oggi in conferenza stampa non si è pronunciata.
Il servizio del Telegiornale:
tvsvizzera.it/Zz/ats con RSI (TG del 12.11.2020)
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