Attentato a Trump, le reazioni della politica svizzera
In seguito all'attentato a Donald Trump avvenuto nel corso di un comizio e nel quale l'ex presidente statunitense è stato leggermente ferito a un orecchio, la politica elvetica ha reagito. La presidente Viola Amherd si è detta "scioccata".
La presidente della Confederazione Viola Amherd si è detta “scioccata dalla sparatoria in Pennsylvania”, nella quale è rimasto ferito a un orecchio Donald Trump. La vallesana ha augurato al tycoon una pronta guarigione.
“I pensieri della Svizzera sono rivolti a Trump, alle vittime, alle loro famiglie e al popolo americano”, ha scritto in inglese la consigliera federale su X. Nel fatto di sangue, verificatosi durante un comizio dell’ex presidente statunitense, è morto uno spettatore e altri due sono rimasti feriti. Deceduto anche l’attentatore.
“La violenza in politica è inaccettabile e va contro tutti i nostri principi democratici comuni”, si legge ancora nel post pubblicato da Amherd sul social media.
I am shocked by the shooting in Pennsylvania. Violence in politics is unacceptable and goes against all our common democratic principles. Switzerland’s thoughts are with Donald Trump, the victims and their families and the 🇺🇸 people. I wish the former president a speedy recovery.
— Viola Amherd (@Violapamherd) July 14, 2024Collegamento esterno
Sgomento da più parti
L’episodio ha suscitato sgomento nel mondo politico svizzero. Anche nella Confederazione peraltro, stando ai dati dell’Ufficio federale di polizia (fedpol), non mancano minacce e odio nei confronti delle personalità più in vista.
“In una democrazia non ci deve essere posto per la violenza politica”, ha scritto su X il consigliere agli Stati argoviese e presidente del PLR Thierry Burkart, commentando la sparatoria. “L’autore è sempre responsabile. Ma è anche responsabilità dei partiti contrastare la polarizzazione della società”, ha proseguito il senatore, definendo “scioccante” quanto successo.
Das Attentat auf Donald Trump ist schockierend. In einer Demokratie darf es keinen Platz für politische Gewalt geben. Verantwortlich ist immer der Täter. Es liegt aber auch in der Verantwortung der politischen Parteien, der Polarisierung in der Gesellschaft entgegenzuwirken.
— Thierry Burkart (@ThierryBurkart) July 14, 2024Collegamento esterno
“In America non c’è spazio per la violenza politica e dobbiamo tutti unirci per condannarla”, ha twittato restando sulla stessa linea l’ambasciatore statunitense in Svizzera Scott Miller. Il capogruppo parlamentare dell’UDC e consigliere nazionale di Zugo Thomas Aeschi ha invece rivolto l’attenzione sull’intervento delle forze di sicurezza, elogiandolo. “Grazie a una risposta rapida è stato possibile evitare ulteriori danni”, ha scritto sempre su X.
Having lived 3 years in the United States (1995/96 in a Chicago suburb; 2006-08 at Harvard University), my thoughts are with former U.S. President @realDonaldTrumpCollegamento esterno and the families of the other victims. Thanks to the rapid Law Enforcement response, more harm could be prevented. pic.twitter.com/AufsemdXciCollegamento esterno
— Thomas Aeschi (@thomas_aeschi) July 14, 2024Collegamento esterno
In crescita le minacce in Svizzera
I rischi che corrono i politici sono un tema anche in Svizzera, L’anno scorso, fedpol ha ricevuto 290 segnalazioni di minacce. Si tratta di un numero comunque in netto calo dal periodo della pandemia di coronavirus, quando il risentimento nei confronti della classe politica era molto evidente. Anche rispetto al 2022 c’è stata una diminuzione (-238).
Tuttavia, negli ultimi tempi il contenuto delle minacce è stato preoccupante e il tono particolarmente odioso, scrive fedpol nel suo rapporto relativo al 2023Collegamento esterno. In 62 occasioni, l’autorità ha classificato i casi così gravi da prendere provvedimenti, come denunce o avvertimenti.
Nella storia elvetica non è purtroppo nemmeno mancato chi dalle parole ha deciso di passare ai fatti. Il caso più grave e tristemente noto è quello del 27 settembre 2001, quando un uomo armato fece irruzione nel Parlamento cantonale di Zugo, freddando tre consiglieri di Stato e 11 gran consiglieri prima di togliersi la vita. Da allora le misure di sicurezza sono state rafforzate in tutto il Paese.
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