La Svizzera non firmerà, per il momento, il patto delle Nazioni Unite sulla migrazione. Lo ha deciso mercoledì il Consiglio federale: il governo vuole attendere il dibattito parlamentare su questo dossier, che si terrà nel corso dell'imminente sessione invernale delle Camere federali.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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La Svizzera non parteciperà quindi alla conferenza internazionale che si terrà in Marocco a Marrakech il 10 e 11 dicembre durante la quale il patto dovrà essere formalmente approvato.
Nella nota il governo si dice tuttavia convinto che il Patto globale delle Nazioni Unite per la migrazione risponda agli interessi della Svizzera, perché mira a definire alcuni criteri per una migrazione ordinata, contribuendo così a ridurre i flussi migratori irregolari.
Dopo aver constatato che la Svizzera applica già le raccomandazioni del Patto globale ONU per la migrazione nell’ambito della sua politica in materia, il Consiglio federale aveva stabilito il 10 ottobre scorso di approvarlo con una dichiarazione che esprimeva alcune riserve. In base a quanto previsto dalla legge, aveva poi preso la decisione di sottoporre il dossier al Parlamento per consultazione.
Poiché la decisione finale spetta all’esecutivo come prevede la Costituzione, il Consiglio federale raccomanda di respingere le mozioni che chiedono al Governo di presentare un decreto federale che permetta al Parlamento di decidere in merito all’adozione o meno del Patto ONU per la migrazione. Le mozioni dovranno essere trattate nel corso della prossima seduta del Parlamento che incomincerà lunedì prossimo, il 26 novembre.
L’Austria non vuole aderire
Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, e il suo vice, Heinz-Christian Strache, hanno difeso alla Camera dei rappresentanti, il Nationalrat, la scelta di non fare aderire l’Austria al Patto Onu per la migrazione. Le ragioni della non adesione riguardano la preoccupazione di una commistione tra la migrazione originata dalla ricerca di protezione e la migrazione per motivi economici, ha detto il cancelliere.
Critiche alla posizione del governo austriaco sono arrivate dalla formazione liberale Neos, secondo la quale la scelta del governo rovina la fama dell’Austria nell’ambiente diplomatico “in un modo che favorisce la caccia agli applausi da bar nel nostro paese”, ha detto la capogruppo del partito, Beate Meinl-Reisinger.
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