UBS sotto la lente del fisco italiano
Nuova offensiva delle autorità fiscali italiane contro le banche elvetiche che lo scorso mese di dicembre hanno inviato una richiesta di assistenza amministrativa a Berna - pubblicata sul Foglio federale a inizio luglio - per accedere ai dati di clienti italiani di UBS attraverso una domanda raggruppata.
Nella sua richiesta Roma sollecita informazioni su contribuenti residenti in Italia di cui non conosce però i nomi. Si tratta di persone fisiche che detengono relazioni bancarie non dichiarate presso il primo gruppo finanziario svizzero e che non hanno regolarizzato la loro posizione nel corso della recente Voluntary Disclosure (conti gestiti tra il febbraio 2015 e la fine dicembre 2016, ossia prima dell’entrata in vigore dello scambio automatico di informazioni con l’Unione europea).
Contribuenti italiani inadempienti
A questi clienti italiani, indica il Foglio federale, era stata recapitata una lettera nella quale UBS annunciava la chiusura forzata dei loro conti se non si fossero regolarizzati ma gli interessati non hanno poi fornito prove adeguate o non hanno dato seguito alla richiesta.
Le persone coinvolte dalla domanda di assistenza amministrativa, viene precisato, sono invitate a comunicare all’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) entro venti giorni (a partire dal 6 agosto) il loro indirizzo attuale svizzero o, se risiedono all’estero, a designare un rappresentante autorizzato a ricevere le notificazioni in Svizzera.
Si tratta della prima domanda raggruppata dall’Italia, ha osservato l’avvocato ticinese Giovanni Molo, ai media del gruppo editoriale TamediaCollegamento esterno. L’esperto di diritto internazionale ritiene che la richiesta di dati di clienti di UBS rappresenti un “caso pilota” per gli italiani e “se avrà successo dovrebbero giungere altre domande riguardanti clienti di altre banche”.
Un caso analogo (ma non identico) con il fisco francese
La richiesta da parte dell’Agenzia delle entrate italiana segue cronologicamente la controversa decisione del Tribunale federale (TF) secondo la quale UBS dovrà consegnare alla Francia i dati bancari riguardanti oltre 40’000 suoi clienti. Alla base della domanda delle autorità francesi vi erano però liste con numeri di conti bancari noti. Il TF ha infatti ritenuto che la “domanda collettiva” francese non sia una “fishing expedition”, ossia di una ricerca generica su un gruppo esteso di persone nella speranza che qualcuno rimanga impigliato nella rete.
Il gruppo bancario si era opposto alla consegna dei dati poiché temeva che le informazioni venissero utilizzate nell’ambito del procedimento penale tuttora pendente in Francia contro la grande banca per reclutamento illecito di clienti e riciclaggio aggravato del provento di frode fiscale: contro la multa di 3,7 miliardi di euro, più 800 milioni di risarcimento ai danni allo Stato francese inflittale lo scorso 20 febbraio dal Tribunale correzionale di Parigi – la pena più pesante mai pronunciata dalla giustizia francese per casi di evasione fiscale – la banca ha infatti interposto ricorso.
Con le autorità italiane UBS ha invece sottoscritto un accordo costatole 101 milioni di euro (111 milioni di franchi) per archiviare un procedimento fiscale. E in dicembre ha ricevuto, come le altre banche elvetiche, un formulario in cui venivano chieste informazioni dettagliate sulla loro attività nella penisola.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.