“Basta con gli insulti anonimi”: verso un’iniziativa popolare
Keystone-SDA
"Basta con gli insulti anonimi": è il titolo di un'iniziativa popolare che il media alternativo Infosperber intende lanciare per porre fine alle offese illegali in rete, una piaga contro cui a suo avviso non viene fatto abbastanza.
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“I politici e anche la giustizia si limitano a guardare come il discorso pubblico diventi sempre peggiore”, scrive il caporedattore del portale Infosperber , Urs P. Gasche, in un intervento pubblicato martedì. “Il Parlamento si sta inchinando ai potenti social media e i grandi media si uniscono a loro perché con le ingiurie anonime ottengono più click e attenzione, traendone profitto”.
Concretamente l’articolo 16 della Costituzione federale, Collegamento esternoche garantisce la libertà d’opinione e d’informazione, dovrebbe essere completato da un quarto paragrafo del tenore seguente: “La Confederazione deve punire l’espressione pubblica e la diffusione di dichiarazioni diffamatorie illegali sui media sociali. I media possono diffondere opinioni e commenti in forma anonima solo se sussiste un interesse dell’autore da proteggere”.
Già oggi – ricorda il cronista – il diritto civile e quello penale vietano l’espressione e la diffusione pubblica di dichiarazioni diffamatorie. Il quadro normativo è chiaro e inequivocabile: chiunque rilasci dichiarazioni pubbliche, sia come giornalista su un mezzo d’informazione, sia come commentatore, è vincolato dalla legge. La diffamazione pubblica è consentita se le accuse sono vere e i fatti presunti possono essere provati, ma solo se si può anche dimostrare un interesse pubblico alla diffusione delle accuse.
Senza sede legale in Svizzera, Facebook & co. sono protetti
Poiché è vietata anche la diffusione di dichiarazioni diffamatorie illecite, le parti lese potrebbero denunciare Twitter, Facebook e simili. Ma poiché il parlamento non obbliga queste società ad avere una sede legale in Svizzera le persone interessate possono esercitare i loro diritti solo in rarissimi casi. “Le denunce penali restano nei cassetti”, si rammarica Gasche.
“Anche i principali media sono rimasti inerti a guardare il deterioramento del discorso pubblico”, insiste l’esperto che è stato caporedattore della Berner Zeitung e in seguito per molti anni direttore e moderatore di Kassensturz, la trasmissione per i consumatori della televisione della Svizzera tedesca. “Lo incoraggiano addirittura diffondendo commenti anonimi senza una ragione sufficiente. Nella maggior parte dei casi, non sono in grado di identificare i veri autori”.
Quando c’era solo la carta stampata, le redazioni si preoccupavano di garantire che solo i lettori identificabili potessero dire la loro sulle pagine delle opinioni, ricorda il giornalista. La sfera pubblica era protetta dalla diffamazione anonima e dalle false identità.
Su Infosperber, tutti i commentatori devono essere registrati con nome e indirizzo: se viene scoperta una falsa registrazione, l’account viene cancellato. “Invece di lamentarsi per il peggioramento del dibattito pubblico e di continuare ad assistere all’inattività del parlamento e della magistratura, Infosperber si mette alla testa di un’iniziativa popolare: non appena saranno garantiti i finanziamenti” – il portale parla di sostenitori forti già esistenti – “Infosperber sottoporrà il testo all’esame della Cancelleria federale”, conclude Gasche.
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