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Biodiversità ricca in Svizzera ma va difesa

Una farfalla su una spiga di grano.
Secondo due studi dell'Ufficio federale dell'ambiente, quasi la metà degli spazi vitali è a rischio. Keystone / Jean-christophe Bott

La Svizzera conta su una ricca diversità di specie. Nonostante ciò, il 17% di tutte le specie è in pericolo d'estinzione o fortemente minacciato e il 16% è vulnerabile a causa del declino delle popolazioni, del 30%, subito negli ultimi dieci anni. La pressione è cresciuta in particolare per pesci, rettili e uccelli.

Sono dati presenti in due rapporti pubblicati lunedì dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) in occasione della Giornata mondiale della biodiversità. Secondo la direttrice Katrin Schneeberger, “il quadro che emerge è chiaro: per promuovere e proteggere la biodiversità rimane ancora molto da fare”.

“Lo stato della biodiversità nel nostro Paese è insoddisfacente”, non esita a scrivere l’UFAM in una sintesi dei due studi, disponibili in tedesco e francese, e intitolati, secondo una traduzione letterale, “Biodiversità in Svizzera – Stato ed evoluzioneCollegamento esterno” e “Specie e ambienti minacciati in Svizzera – Sintesi delle liste rosseCollegamento esterno“. Secondo questi documenti inoltre, “quasi la metà degli spazi vitali è a rischio”.

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I responsabili dell’UFAM hanno evidenziato anche delle evoluzioni positive. Ad esempio, grazie a provvedimenti mirati, la cicogna bianca ha potuto essere tolta dalla lista rossa delle specie minacciate.

La superficie destinata alla promozione della biodiversità nell’agricoltura (pascoli e prati sfruttati in modo estensivo, siepi, boschetti campestri e rivieraschi) negli ultimi anni è aumentata, rappresentando ormai quasi il 20% della superficie agricola utile della Svizzera.

Come indica l’UFAM nei suoi due studi, in città, nelle Alpi o nei boschi si riuscirà a mantenere la biodiversità solo se tutti, dai proprietari di boschi, orti e giardini, agricoltori, architetti e progettisti fino ai consumatori, si dedicano a questo obiettivo. Le numerose misure di promozione e conservazione già realizzate – conclude l’UFAM – dimostrano che ne vale veramente la pena. Non solo nell’interesse della natura, ma a vantaggio di tutta la popolazione, sottolinea.

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