Bocciato dalle urne in Svizzera il reddito di base
La proposta di versare 2'500 franchi a tutti i residenti spazzata via dal 77% dei votanti
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Come largamente preventivato, e indicato da tutti i sondaggi, i cittadini svizzeri hanno sonoramente bocciato il reddito di base incondizionato, proposta analoga a quella promossa in Italia dal alcune forze politiche, tra cui il M5S (reddito di cittadinanza).
Con il 76,9% dei voti contrari è stata affossata la proposta con cui si voleva garantire un’entrata di 2’500 franchi (circa 2’260 euro) a tutti i residenti nella Confederazione (e 625 franchi ai minorenni), indipendentemente dalle fonti di reddito e dalla ricchezza personale, anche se il testo dell’iniziativa costituzionale non menzionava una cifra precisa.
Sostenibilità finanziaria incerta
Se per i promotori il progetto poteva essere finanziato con la leva fiscale (ritocco dell’IVA), sui votanti hanno evidentemente pesato le incertezze su diversi punti, in particolare riguardo alle conseguenze sul sistema delle prestazioni sociali e alla sopportabilità economica della misura. I 206 miliardi necessari per coprire questi costi, avevano sostenuto gli iniziativisti, si sarebbero potuti ricavare attraverso il trasferimento di prestazioni sociali già esistenti.
Votazioni anche su asilo, trasporti, procreazione assistita e servizio pubblico
Anche riguardo agli altri quattro oggetti federali in consultazione il corpo elettorale ha seguito le indicazioni di governo e parlamento. In particolare è stata confermata con il 66,8% dei voti la modifica della legge sull’asilo che snellisce le procedure decisionali sui richiedenti – in un quadro di accresciute tutele per gli immigrati – contro cui il partito di maggioranza relativa UDC aveva lanciato il referendum. Così come le norme sulla diagnosi preimpianto degli embrioni in vitro, esame effettuato dalle coppie portatrici di gravi malattie ereditarie o con problemi di fertilità, che sono state accettate dal 62,4% degli svizzeri.
Iniziative popolari spazzate via
Bocciate anche le altre due iniziative, quella a sostegno del servizio pubblico che poneva severi vincoli all’operatività sul mercato delle ex regie federali (Posta, Swisscom, FFS) con il 67,6% dei no (che alle Camere federali non aveva ricevuto neanche un’adesione) e quella sul finanziamento dei trasporti pubblici senza penalizzazione sugli automobilisti (sostenuta solo dall’UDC) con il 70,8% dei voti contrari.
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