Scalare le montagne diventa sempre più pericoloso
Settimana scorsa sul versante vallesano del Cervino una guida alpina e il suo cliente sono morti a causa di una pietra che si è staccata e che li ha fatti precipitare. Non solo. Il pericolo di caduta massi ha rallentato i soccorritori locali che solo in un secondo tempo sono riusciti a recuperare i corpi delle due vittime.
Questo è purtroppo solo un esempio di quanto stia diventato pericoloso scalare le vette a causa del moltiplicarsi della cadute di massi come conseguenza del riscaldamento climatico.
La mitica cima tra Zermatt e Cervinia, alta 4478 metri, è una meta da sogno per gli alpinisti di tutto il mondo. Fino a 3000 alpinisti a stagione vogliono scalare la montagna. Ogni anno però devono essere effettuate circa 80 missioni di salvataggio in elicottero e ogni anno perdono la vita tra una decina di alpinisti.
In passato ci sono stati anche anni con 25 vittime. Dalla prima ascensione del 1865, sono morti sul Cervino oltre 500 scalatori, la maggior parte sul versante svizzero.
Ma ora i pericoli aumentano a causa delle condizioni meteorologiche. Come ci racconta Bruno Jelk, una leggenda vivente in materia di salvataggi in montagna con oltre 30 anni di servizio e quasi 800 interventi sul Cervino, proprio sulla vetta svizzera più celebre – negli ultimi anni – ha potuto constatare un aumento della caduta di massi.
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