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Caso Berset, violata la Legge sulla trasparenza

Alain Berset ritratto nell estate del 2023 al Festival di Locarno.
Alain Berset ritratto nell'estate del 2023 al Festival di Locarno. © Keystone / Jean-christophe Bott

È la conclusione cui è giunta la Commissione della gestione del Consiglio degli Stati.

Nel 2019, aveva creato un notevole scalpore in Svizzera la vicenda della tentata estorsione ai danni del consigliere federale Alain Berset da parte di una sua ex amante. La donna, la cui identità non è mai stata resa pubblica, aveva chiesto a Berset, che era all’epoca responsabile del Dipartimento affari interni (DFI), di consegnarle 100’000 franchi per evitare la pubblicazione di foto e messaggi scambiati nel corso della relazione.

La storia si era conclusa con il fermo della donna, la cancellazione dei messaggi compromettenti dal suo cellulare e un decreto d’accusa. Nel 2021, il settimanale di lingua tedesca WeltwocheCollegamento esterno aveva pubblicato rivelazioni scottanti sulla vicendaCollegamento esterno, utilizzando documenti confidenziali che facevano parte dell’inchiesta. Secondo i quali, il segretario di Berset presso il DFI avrebbe contattato la donna, tentando (invano) di convincerla a desistere dai propositi ricattatori. Dai documenti emergevano inoltre indicazioni sul ruolo che avevano giocato nella gestione del caso i servizi segreti e di polizia svizzeri, ma anche il Ministero pubblico della Confederazione (MPC). Indagini successive svolte dal Parlamento giunsero però alla conclusione che Berset non aveva goduto di un trattamento preferenziale da parte di MPC e forze dell’ordine.

L’indagine del Consiglio degli Stati

Archiviata la questione del presunto abuso del ruolo di “ministro” per risolvere una delicata questione privata, il Parlamento ha però voluto vederci chiaro in merito alle circostanze che hanno portato la Segreteria generale del DFI a cancellare delle e-mail che erano presumibilmente in relazione con la spinosa vicenda. Nel farlo, avrebbe cestinato anche messaggi che non erano di natura privata, ma avevano a che fare con la funzione pubblica di Alain Berset. Per conseguenza di questa cancellazione, fu in particolare impedito l’accesso ai documenti all’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT). La Commissione della gestione del Consiglio degli Stati (CdG-S)Collegamento esterno ha quindi ricevuto l’incarico di svolgere specifici accertamenti e ha comunicato oggi, giovedì, i risultati della sua lunga e complessa inchiesta.

La CdG-S ha anzitutto analizzato le norme applicabili alla conservazione e all’archiviazione di documenti nell’Amministrazione federale, e le disposizioni sulle procedure per l’accesso ai documenti previste dalla Legge sulla trasparenza (LTras), giungendo alla conclusione che ci sono lacune nelle procedure di archiviazione. In relazione a questo specifico caso, la CdG-S ritiene che il Dipartimento dell’Interno (DFI) abbia violato la LTras.

Scarsa coerenza

La CdG-S ha constatato che la classificazione, l’archiviazione e l’accesso a documenti dell’Amministrazione federale sono regolati da diverse leggi, caratterizzate da eterogeneità e terminologia non uniforme. Per questo, sottolinea, è necessario fare chiarezza, in particolare sul rapporto tra le disposizioni della Legge sull’archiviazione (LAr) e della LTras. La Commissione ritiene indispensabile esaminare la questione dell’accesso ai documenti che presentano un nesso sia con la funzione esercitata, che con la sfera privata, in particolare per quanto riguarda i magistrati. Per questo chiede al Consiglio federale di vagliare l’opportunità di modificare le disposizioni legali in materia.

Collaboratori e accesso a documenti eliminati

La CdG-S chiede poi al Governo federale se sia opportuno adottare misure specifiche in materia di conservazione e archiviazione quando un collaboratore pone fine al rapporto di lavoro, in particolare se ha rivestito una funzione di quadro superiore.

Nel tentare di chiarire la questione della cancellazione, la CdG-S si è occupata anche delle domande di accesso a messaggi di posta elettronica scomparsi o eliminati. A suo parere, l’attuale termine di conservazione di quattro mesi e mezzo è insufficiente. A seconda della posizione gerarchica dell’interessato, è infatti necessario del tempo per accertare se i dati in questione abbiano valore archivistico, o siano rilevanti per l’interesse pubblico. La CdG-S invita pertanto l’Esecutivo a esaminare l’eventuale prolungamento dei termini di conservazione dei dati digitali.

Campo applicazione della Legge sulla trasparenza

Nel corso degli accertamenti, la CdG-S ha rilevato che non c’è un quadro giuridico chiaro, quanto all’applicabilità della LTras a procedimenti penali già conclusi. Per questo, chiede al Governo di occuparsi del campo d’applicazione della legge e, se necessario, precisarlo in occasione della sua prossima revisione. La CdG-S infine constata che in base alla legislazione in vigore, l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (IFPDT) non dispone di diritti di consultazione sufficientemente ampi. Per adempiere al proprio mandato di mediazione, e per verificare il carattere ufficiale di determinati documenti, l’IFPDT dovrebbe poter accedere a tutti i dossier. La CdG-S invita quindi il Consiglio federale ad esaminare un’eventuale modifica della LTras che garantisca che l’IFPDT abbia maggiore diritto di intervento – o il diritto di pronunciare decisioni, nei casi in cui il suo diritto di consultazione non venga rispettato.

Il Rapporto della CdG-S, in italiano, può essere scaricato dal sito del ParlamentoCollegamento esterno.


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