Svizzera un po’ meno competitiva
La Confederazione perde una posizione nella classifica stilata dal Forum economico mondiale (WEF) sulla competitività dei paesi.
Singapore al primo posto, che scalza gli Stati Uniti, ora secondi, seguiti da Hong Kong e dai Paesi Bassi. Subito dopo la Svizzera, che retrocede di una posizione rispetto al 2018 in una classifica che guidava fino al 2017.
Il rilevamentoCollegamento esterno pubblicato martedì dal WEF misura la competitività di 141 paesi analizzando 103 indicatori. Stando al presidente del WEF Klaus Schwab, gli Stati che nelle loro politiche economiche “mettono l’accento” sulle infrastrutture, le competenze o l’innovazione hanno maggiormente successo.
Tuttavia – sostengono gli autori dello studio – molti dei fattori che potrebbero avere un grande influsso sulla competitività in passato non sono stati per niente al centro dell’attenzione della politica. Ciò comprende ad esempio la generazione di idee, la cultura aziendale, l’apertura e l’agilità.
La Svizzera riceve il massimo punteggio nel campo della stabilità macroeconomica e vi si avvicina in termini di infrastruttura. Anche i mercati finanziari elvetici sono tra i più sviluppati e stabili al mondo, si legge nel rapporto. Un buon piazzamento viene raggiunto pure per quanto riguarda il capitale umano e l’aspettativa di vita.
Tra gli ambiti con maggiore potenziale di miglioramento vengono citati gli ostacoli commerciali e la complessità delle tasse doganali, lo scarso dinamismo aziendale, l’avversione relativamente alta delle imprese ai rischi e la loro mancanza di disponibilità a perseguire idee rivoluzionarie.
E l’Italia?
Nella classifica elaborata dalla fondazione svizzera, organizzatrice in particolare del Forum di Davos, l’Italia figura al 30esimo posto, alle spalle del Qatar e davanti all’Estonia. Rispetto al 2018, la Penisola ha guadagnato una posizione.
I suoi punti forti sono la capacità innovativa e gli standard sanitari. Piccoli passi in avanti sono stati compiuti per quanto concerne il sistema finanziario e l’efficienza del quadro legale, anche se in questi ambiti l’Italia parte da “un livello basso”. Gli ostacoli sono invece rappresentati dall’elevato debito pubblico, dalla rigidità del mercato del lavoro “nonostante alcune recenti riforme” e dalle tasse che gravano sul lavoro, “alte in paragone internazionale”. Inoltre, il talento non è sufficientemente ricompensato, si legge ancora nello studio.
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