Come gestire una falda acquifera transfrontaliera? L’esempio di Ginevra
L'acquifero ginevrino tra Svizzera e Francia è servito da modello per l'uso sostenibile delle acque sotterranee transfrontaliere in altre regioni del mondo. Ma di fronte all'aumento delle siccità e alla crescita demografica, anche questa falda idrica esemplare giunge ai suoi limiti.
Quando la riserva di acqua potabile sotterranea più importante del Canton Ginevra giunse ai minimi storici, a metà degli anni Settanta, le opzioni erano due: costruire un nuovo impianto di captazione dell’acqua del lago Lemano oppure rialimentare artificialmente la falda acquifera.
La prima variante sarebbe costata circa 150 milioni di franchi e avrebbe potuto essere realizzata senza grosse difficoltà. La seconda avrebbe avuto un costo di soli 20 milioni, ma avrebbe rappresentato una sfida a livello tecnico.
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La scelta dell’opzione più a buon mercato e più complessa – la ricarica artificiale della falda – si è rivelata azzeccata. Il livello dell’acquifero transfrontaliero si è stabilizzato e la popolazione ginevrina e dei vicini Comuni francesi ha avuto acqua a sufficienza.
Tuttavia, quasi cinquant’anni dopo, la crescita demografica e l’aumento delle siccità estreme a causa del cambiamento climatico stanno di nuovo mettendo la riserva idrica sotto pressione. “La siccità nell’estate del 2003 è stata un primo campanello di allarme”, afferma Gabriel de los Cobos, idrogeologo che tra il 1998 e il 2023 ha partecipato alla gestione dell’acquifero per conto del Canton Ginevra.
Poi ci sono state le siccità nel 2022 e nel 2023. “Se quello che è successo nelle due ultime estati si verificherà anche in altri momenti dell’anno e per periodi prolungati, in futuro avremo un problema”, avverte.
Le autorità in Svizzera e in Francia, all’origine di un accordo transfrontaliero che ha fatto scuola nel mondo, devono ora rinegoziare una nuova intesa per trovare una soluzione sostenibile e al passo coi tempi.
La decisione “azzardata” di rialimentare artificialmente l’acquifero
Dieci pozzi in Svizzera e quattro in Francia pompano l’acqua in superficie. L’acquifero ginevrino è alimentato principalmente dalle acque dell’Arve, un fiume alpino che nasce nel massiccio del Monte Bianco.
La falda idrica fornisce circa il 20% dell’acqua potabile consumata nel Canton Ginevra. Assieme al lago Lemano, garantisce l’approvvigionamento in acqua potabile per circa 700’000 persone nella regione transfrontaliera.
Negli anni Sessanta e Settanta, il livello dell’acquifero scese drasticamente in seguito a uno sfruttamento eccessivo e non coordinato da ambedue le parti della frontieraCollegamento esterno. Alcuni pozzi si prosciugarono e furono chiusi.
La decisione di ripristinare l’acquifero con le acque del fiume Arve, e quindi di forzare l’alimentazione naturale della falda in modo artificiale, fu “azzardata”, afferma Gabriel de los Cobos. “Ci volevano le giuste condizioni idrogeologiche e soprattutto acqua di buona qualità da immettere nell’acquifero”, dice. Il timore era che il processo potesse inquinare le riserve idriche sotterranee.
I responsabili dell’approvvigionamento idrico costruirono una stazione di ricarica sulle rive dell’Arve a Vessy, in territorio svizzero. Dopo essere trattata, l’acqua del fiume viene infiltrata nel sottosuolo attraverso una rete di drenaggio sotterranea lunga cinque chilometri. La falda è rialimentata in autunno e in inverno, quando l’acqua del fiume è meno ricca di sedimenti e più limpida.
L’impianto è in funzione dal 1980 e da subito è riuscito a riequilibrare il livello della falda. In media, consente di reimmettere artificialmente 8-10 milioni di metri cubi di acqua all’anno, un processo che da allora si è diffuso in tutto il mondoCollegamento esterno.
L’acqua non è né svizzera né francese
L’acquifero ginevrino è stato un successo non solo dal profilo idrologico.
La convenzioneCollegamento esterno stipulata dal Canton Ginevra e dalla prefettura dell’Alta Savoia nel 1978 è stata la prima a coinvolgere le collettività locali di due Paesi nella gestione di una falda idrica transfrontaliera. L’accordo ha istituito una commissione mista per lo sfruttamento dell’acquifero.
Rispetto alle autorità nazionali, le municipalità locali hanno una migliore conoscenza della problematica dell’approvvigionamento idrico e possono agire con maggiore efficacia, spiega Gabriel de los Cobos, ex membro della commissione.
“L’accordo ha funzionato perché nessuno ha parlato di acqua svizzera o francese. Si tratta semplicemente di acqua potabile di cui tutti hanno bisogno ed è questo quello che conta”, sottolinea.
Il Canton Ginevra ha finanziato la costruzione della stazione di ricarica. Le municipalità francesi a ridosso della frontiera hanno ottenuto il diritto di pompare fino a 2 milioni di m3 d’acqua all’anno gratuitamente. Il resto è a pagamento, fino a un massimo di 5 milioni di m3.
Consumiamo acqua “come se non ci fosse un domani”
L’acquifero ginevrino è un’eccezione. Dal 1980, le risorse idriche sotterranee sono diminuite quasi ovunque nel mondo e il declino si è accelerato dal 2000, secondo uno studioCollegamento esterno recente a cui ha partecipato il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ).
L’intero pianeta, dagli Stati Uniti alla regione mediterranea e all’Australia, “sta sperperando le acque sotterranee come se non ci fosse un domani”, afferma Hansjörg Seybold, professore di fisica e di sistemi ambientali dell’ETHZ e coautore dello studio, citato in un comunicatoCollegamento esterno.
L’agricoltura intensiva e l’utilizzo smisurato dell’acqua sotterranea per irrigare le colture sono tra le ragioni del calo accelerato dei livelli delle falde acquifere nelle regioni aride, sottolinea Seybold.
L’eccessivo pompaggio delle acque sotterranee può avere impatti sugli esseri umani e sugli ecosistemi, spiega Debra Perrone, professoressa associata dell’Università della California a Santa Barbara e coautrice dello studio. “I pozzi possono prosciugarsi, lasciando le persone senz’acqua per bere, cucinare, pulire e irrigare”, afferma in una e-mail a SWI swissinfo.ch.
Le falde acquifere si ripristinano più lentamente
Un utilizzo sconsiderato delle acque sotterranee può anche avere un impatto sul flusso dei fiumi e causare lo sprofondamento del terrenoCollegamento esterno, con conseguenze per le abitazioni e le infrastrutture. Nelle regioni costiere, l’abbassamento del livello delle falde facilita l’infiltrazione dell’acqua di mare e la salinizzazione dei pozzi, rendendo l’acqua sotterranea inutilizzabile per il consumo umano e l’irrigazione.
Anche il cambiamento climatico sta esacerbando la crisi delle acque sotterranee. Il clima è sempre più caldo e secco e l’agricoltura necessita di ancora più acqua. A causa della riduzione delle precipitazioni in alcune regioni, le risorse idriche sotterranee si ripristinano più lentamente, o non si ripristinano affatto, secondo lo studio.
Tuttavia, un’inversione di tendenza è possibile e l’esempio dell’acquifero ginevrino dimostra che i livelli delle acque sotterranee non devono sempre necessariamente scendere, afferma Hansjörg Seybold.
Un modello per altri accordi transfrontalieri nel mondo
L’accordo franco-svizzero sull’acquifero ginevrino ha inspirato altre regioni del mondo, secondo Laurence Boisson de Chazournes, professoressa di diritto internazionale all’Università di Ginevra.
È il caso di Sudan, Ciad, Libia ed Egitto, che condividono l’acquifero arenario nubiano, situato nelle profondità del Sahara Orientale. È una delle più grandi riserve di acqua sotterranea del pianeta.
Anche la Giordania e l’Arabia Saudita hanno concluso un accordo per una gestione transfrontaliera. In America latina, nel 2020 è entrato in vigore un accordo sull’acquifero del GuaraniCollegamento esterno che riunisce Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
La chiave per una gestione pacifica di un ciclo idrico perturbato dal clima è “rinunciare al nazionalismo idrico e puntare sul dialogo”, afferma Jean Willemin del Geneva Water Hub, un istituto di ricerca e di politica sull’acqua.
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Un nuovo accordo per far fronte alle siccità
L’acquifero ginevrino è però sempre più sotto pressione e l’accordo per la sua gestione è giunto ai suoi limiti. La popolazione dell’area metropolitana transfrontaliera è in forte crescita e potrebbe raggiungere gli 1,3 milioni di abitanti entro il 2040 (la popolazione era di circa un milione nel 2020). Sul lato francese, le autorità locali hanno già richiesto di poter pompare più acqua dal sottosuolo.
In caso di siccità anche in autunno o in inverno, come successo negli ultimi anni, rialimentare la falda con l’acqua dell’Arve risulterà più difficile, osserva Gabriel de los Cobos.
I poteri pubblici in Svizzera e in Francia stanno negoziando un nuovo accordo. In base a una proposta sul tavolo, gli utilizzatori nell’Alta Savoia avrebbero il diritto di pompare più acqua dall’acquifero ginevrino, ma dovrebbero pagarla sin dal primo metro cubo, afferma Gabriel de los Cobos, che continua a seguire il lavoro della commissione. Questo dovrebbe contribuire a un consumo di acqua parsimonioso e coscienzioso.
I Comuni francesi otterrebbero più potere decisionale nella gestione dell’acquifero. Dovrebbero però limitare il pompaggio in altre falde idriche minori della regione, in particolare in quelle che alimentano i fiumi che scorrono nel Cantone Ginevra, rimasti in secca l’estate scorsa. Sarebbero inoltre chiamati a effettuare maggiori studi sull’estensione dell’acquifero ginevrino sul loro territorio.
Il nuovo accordo dovrebbe entrare in vigore in novembre. “Se non si troverà una soluzione sostenibile, non rimarrà che un’ultima alternativa: ridurre il consumo di acqua”, dice Gabriel de los Cobos.
A cura di Sabrina Weiss
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