Come la liberale Svizzera si oppone alla capsula per il suicidio Sarco
La capsula per il suicidio "Sarco" sarà utilizzata per la prima volta al mondo in Svizzera. Questo è ciò che vorrebbero i sui inventori. Tuttavia, le autorità cantonali oppongono resistenza. E la "Tesla dell'eutanasia" non piace nemmeno alle organizzazioni per il suicidio assistito.
L’attenzione mediatica è enorme: i media svizzeri hanno parlato della capsula per il suicidio Sarco per quasi tutto il mese di luglio e anche molti media stranieri hanno ripreso la notizia. Il Cantone di Sciaffusa ha già minacciato un’azione penale e ora anche il Cantone del Vallese ne ha vietato l’uso.
Sarco è il nome di una capsula stampata in 3D che sembra uscita da un romanzo di fantascienza. Permette a una persona di morire in pochi minuti premendo un pulsante. In modo pacifico o addirittura provando una leggera euforia, sostiene chi l’ha inventata.
La “Tesla dell’eutanasia”, come i media hanno ribattezzato la capsula, è stata presentata al mondo cinque anni fa, ma non è mai stata utilizzata.
Il 28 luglio 2024, Exit International e The Last Resort hanno annunciato in un comunicato congiunto che la morte di una donna americana tramite la capsula Sarco, prevista per il 17 luglio, è stata definitivamente rinviata.
Inizialmente questa donna avrebbe dovuto essere la prima persona a utilizzare il dispositivo. Il rinvio è dovuto alle “crescenti preoccupazioni per il deterioramento della sua salute mentale, in particolare alla luce delle recenti notizie virali dei media su Sarco in Svizzera”, si legge nel comunicato.
Due giorni dopo, le due organizzazioni hanno annunciato che la donna è morta per suicidio in una clinica in Svizzera.
Le organizzazioni hanno spiegato che la donna era scomparsa dopo che le era stato negato l’accesso a Sarco e che aveva contattato Pegasos, un’organizzazione svizzera di assistenza al suicidio.
Una conferenza stampa e molte domande
La situazione è destinata a cambiare “entro la fine dell’anno”, hanno affermato promotori e promotrici di Sarco che, tra le polemiche, hanno recentemente tenuto una conferenza stampa a Zurigo. Per correggere, hanno detto, “la disinformazione che circola”.
Hanno inoltre annunciato la fondazione di una nuova organizzazione con sede in Svizzera: “The Last Resort”. L’organizzazione sarebbe responsabile dell’uso della capsula.
La nuova organizzazione non ha rivelato molto durante l’evento stampa. Pur confermando di aver contattato diversi Cantoni, non ne ha indicato uno in particolare. La decisione su dove sarà dislocata la capsula non è stata ancora presa.
Nella Svizzera federalista, i Cantoni hanno ampio margine di manovra e ampie responsabilità, anche nel settore sanitario. Tuttavia, non è stato chiarito giuridicamente se i Cantoni siano responsabili dell’utilizzo della capsula.
Questi centri sono contattabili 24 ore su 24 per aiutare le persone che attraversano una crisi suicidaria e i loro conoscenti e familiari:
Svizzera:
Servizio di consulenza telefonica del Telefono Amico: telefono 143
Servizio di consulenza telefonica di Pro Juventute (per bambini e giovani): telefono 147
Ulteriori indirizzi e informazioni: www.parlare-puo-salvare.chCollegamento esternoCollegamento esterno
Italia:
Telefono amico Italia:
Tel: 02 2327 2327
WhatsApp: 324 011 72 52
Sito web: https://www.telefonoamico.it/telefono-amico-italia-e-la-prevenzione-al-suicidio/Collegamento esterno
Anche Fiona Stewart, cofondatrice dell’organizzazione, non ha rivelato il nome della prima persona che vuole morire con la capsula. “Non vogliamo che il desiderio di una persona di morire pacificamente in Svizzera diventi un circo mediatico. Sarebbe altamente immorale”.
Per quanto riguarda le tempistiche, Stewart ha detto che sarà “quest’anno”. Il copresidente Florian Willet ha aggiunto: “È del tutto possibile che qualcuno usi effettivamente il dispositivo entro poche settimane o mesi”.
Inventori dietro le quinte
Sarco è stata inventata dal medico australiano e promotore dell’eutanasia Philip Nitschke e dall’ingegnere olandese Alex Bannink.
Nel 1997, Nitschke ha fondato nel suo Paese l’organizzazione “Exit International” per l’eutanasia volontaria – che non ha alcun legame con l’organizzazione svizzera per l’assistenza al suicidio Exit.
Fiona Stewart è la sua compagna ed è anche coinvolta nelle attività di Exit International.
Sarco causa la morte per ipossia da azoto. Dopo aver risposto ad alcune domande, l’utente preme un pulsante nella capsula e una grande quantità di azoto viene rilasciata, facendo scendere il contenuto di ossigeno dal 21% allo 0,05% in meno di 30 secondi.
Secondo Nitschke, la persona perde conoscenza dopo due respiri e muore senza soffrire in circa cinque minuti.
Il contenuto di ossigeno nella capsula e la frequenza cardiaca dell’utente possono essere monitorati a distanza, ha dichiarato ai media a Zurigo.
È stato sorprendente che Nitschke, le cui dichiarazioni spesso controverse hanno fatto scorrere molto inchiostro in passato, sia apparso solo alla fine della conferenza.
Una morte quasi gratuita
Nitschke ha lanciato il progetto Sarco nel 2012. Nel frattempo, i costi dell’intera operazione avrebbero raggiunto circa 600’000 franchi.
La stampa in 3D di una capsula costerebbe circa 15’000 franchi. Poiché l’obiettivo è quello di rendere la capsula accessibile a tutti, indipendentemente dalla condizione economica, il suo utilizzo è di fatto gratuito, ha dichiarato Stewart. Tuttavia, gli utenti dovranno pagare l’azoto, che costa circa 18 franchi.
La funzionalità tecnica della capsula è stata testata più volte, ad esempio l’anno scorso a Rotterdam, nei Paesi Bassi.
Secondo The Last Resort, le persone di età superiore ai 50 anni che hanno una buona capacità di discernimento dovrebbero essere in grado di utilizzare la capsula Sarco.
Tuttavia, anche le persone più giovani con malattie incurabili possono utilizzarla. A differenza delle organizzazioni per l’assistenza al suicidio svizzere, non è richiesta alcuna iscrizione a pagamento.
La Svizzera apparentemente liberale
Il fatto che il medico australiano abbia scelto la Svizzera per la sua capsula è dovuto alla situazione legale relativamente liberale nell’ambito del fine vita.
Secondo il diritto penale svizzero, non è un reato aiutare un’altra persona a morire, purché non ci sia un movente egoistico.
La FMH, l’organizzazione ombrello delle associazioni mediche svizzere, ha anche redatto un codice etico sul suicidio assistito. Questo codice stabilisce che le persone sane non dovrebbero essere aiutate e che un medico deve condurre due colloqui. Tuttavia, il codice non è legalmente vincolante.
Florian Willet ha dichiarato alla conferenza stampa: “La Svizzera è il posto migliore per l’uso di Sarco perché il Paese ha un sistema legale liberale”. La sua organizzazione è fiduciosa che la capsula possa essere utilizzata legalmente in Svizzera.
Questo perché soddisfa i tre requisiti per il suicidio assistito legale: la persona preme il bottone da sola, deve avere piena capacità decisionale e di discernimento e l’organizzazione che fornisce la capsula non ha moventi egoistici.
Fiona Stewart ha dichiarato: “Negli ultimi due anni abbiamo svolto un’ampia attività di consulenza legale presso vari esperti. A quanto ci risulta, non ci sono impedimenti legali all’uso di Sarco”.
Una zona grigia
Il medico cantonale è intervenuto contro il suo utilizzo in Vallese, riferendosi a quanto indicato dall’Istituto per gli agenti terapeutici Swissmedic, che non ha autorizzato la capsula.
Tuttavia, Swissmedic non si ritiene responsabile perché non classifica Sarco come prodotto medico.
“Siamo giunti alla conclusione che lo scopo di una capsula per il suicidio non corrisponde ad alcuno scopo medico specifico previsto dalla legge. Provocare la morte non è un trattamento o un’attenuazione di malattie, di lesioni o di disabilità”, ha dichiarato Lukas Jaggi, portavoce di Swissmedic, interpellato da SWI swissinfo.ch.
Nel cantone di Sciaffusa, l’ufficio del pubblico ministero aveva precedentemente minacciato un’azione penale, sostenendo, tra l’altro, che le informazioni sulla capsula fossero insufficienti.
“Se ci sono opinioni legali diverse, saranno i tribunali a decidere”, ha dichiarato dal canto suo Stewart alla conferenza stampa.
I timori delle organizzazioni elvetiche
Le organizzazioni svizzere che si occupano di assistenza al suicidio sono tutte contrarie alla capsula. Ciò è dovuto principalmente al fatto che “The Last Resort” vuole eliminare il più possibile i medici dalla procedura.
Per utilizzare Sarco, è necessario un certificato psichiatrico che confermi la capacità di discernimento. Per il resto, non c’è alcun intervento medico. L’azoto non necessita di prescrizione ed è liberamente disponibile in Svizzera.
Secondo la legge svizzera, il suicidio assistito è legale se la persona ha una buona capacità di discernimento, un desiderio persistente di morire e se esegue il suicidio autonomamente. Tuttavia, le organizzazioni che si occupano dell’accompagnamento alla morte in Svizzera richiedono una di queste condizioni aggiuntive: la persona deve
– soffrire di dolori incontrollabili e insopportabili.
– soffrire di una malattia incurabile.
– avere una disabilità insopportabile.
Tuttavia, il modello svizzero di assistenza al suicidio, praticato dall’inizio degli anni Ottanta, richiede l’intervento di un medico. Questo vale anche per altri Stati in cui tale pratica è consentita, come i Paesi Bassi.
Uno dei motivi è che in Svizzera si usa il pentobarbital di sodio come farmaco letale. Questo necessita una prescrizione medica, motivo per cui il suicidio assistito svizzero richiede generalmente condizioni come “soffrire di una malattia incurabile”. Il suicidio assistito avviene dopo un consulto con un medico, se quest’ultimo è d’accordo.
L’organizzazione per il suicidio assistito Dignitas spiega a swissinfo che il suicidio assistito medico professionale è praticato da personale appositamente formato e che ogni accompagnamento alla morte volontaria è controllato dalle autorità (Ufficio del pubblico ministero, polizia e ufficiale medico).
E aggiunge: “Alla luce di questa pratica legalmente protetta, consolidata e comprovata, non possiamo immaginare che una capsula tecnologizzata per una fine della vita autodeterminata possa incontrare un’ampia accettazione e/o interesse in Svizzera”.
Erika Preisig, medico e presidente dell’organizzazione basilese Lifecircle, afferma che l’intervento medico serve anche come “guardiano” per evitare suicidi non necessari.
“Temo che le persone vengano accompagnate alla morte senza sufficienti informazioni sulle alternative al suicidio e senza un’attenta considerazione del loro desiderio di morire”, dice Preisig.
Le organizzazioni svizzere descrivono anche Sarco come disumana, in quanto la persona deve morire “da sola” nella capsula chiusa, separata dai suoi cari.
Exit: “Contro i nostri principi”
Exit, la più vecchia e grande organizzazione per il suicidio assistito in Svizzera, spiega in un comunicato che i suoi membri e i loro cari apprezzerebbero “di non essere separati l’uno dall’altro al momento della morte, ma di potersi toccare e abbracciare durante gli ultimi minuti”.
La capsula per il suicidio, che rende impossibile quest’ultimo contatto, contraddice i principi di Exit.
C’è anche chi teme che Sarco possa mettere a repentaglio il sistema liberale svizzero di assistenza al suicidio o provocare un giro di vite sulle regolamentazioni. Preisig afferma: “Comincio a pensare che tutte le organizzazioni di suicidio assistito dovrebbero avere una licenza di esercizio per la Svizzera”. Secondo Preisig, ciò significherebbe che un caso come quello attuale con la capsula Sarco non sarebbe più possibile.
Lo Stato meridionale statunitense dell’Alabama ha giustiziato un condannato a morte con l’azoto all’inizio di quest’anno, diventando così il primo stato degli USA a utilizzare questo gas per un’esecuzione.
Da diversi anni gli Stati americani hanno difficoltà a procurarsi i farmaci letali per le esecuzioni, poiché le aziende farmaceutiche hanno smesso di venderli per motivi etici.
Sebbene le autorità dell’Alabama abbiano affermato che si tratta di un metodo indolore e umano, le Nazioni Unite avevano avvertito che l’ipossia da azoto, non testata, potesse equivalere a tortura. Alcuni testimoni hanno raccontato ai media locali di aver visto il prigioniero lottare contro la morte.
Philip Nitschke era comparso in tribunale in Alabama come testimone esperto per la difesa del prigioniero. Nitschke ha sottolineato in aula che l’ipossia da azoto può portare a una morte pacifica solo se la persona è pronta a morire e che la maschera facciale usata durante l’esecuzione comportava il rischio di fuoriuscite e non era quindi adatta.
Alla conferenza stampa di Zurigo, Nitschke ha sottolineato: “C’è una grande differenza tra chi non vuole morire e chi lo vuole. Sarco funziona perfettamente se l’utente vuole morire”. Ha anche detto che Sarco non utilizza gas concentrato, come quello usato in Alabama.
A cura di Marc Leutenegger
Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz
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