Anticorpi al coronavirus sei mesi dopo l’infezione
In Svizzera, le persone che hanno sviluppato anticorpi al coronavirus sono nettamente aumentate rispetto alla prima ondata, arrivando fino al 20-25% in alcuni cantoni. Anticorpi che sono rilevabili nel 90% dei pazienti anche sei mesi dopo l'infezione, è stato riferito martedì durante l'incontro con la stampa degli esperti della Confederazione. Intanto, l'organizzazione ombrello economiesuisse chiede test a tappeto nelle aziende per localizzare i focolai e ridurre le assenze.
In realtà, da fine gennaio Berna mette a disposizione degli esperti per pianificare test a tappeto -anche al di fuori di scuole e case di riposo- e si assume i costi dei tamponi. Decidere dove effettuarli spetta però ai Cantoni, e la condizione per avere gli aiuti era che presentassero un piano.
“Finora solo 17 cantoni hanno consegnato un piano per i test a tappeto”, ha riferito la direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica Anne Lévy. “Nel documento sono tenuti a specificare in che modo intendono testare per contenere i focolai d’infezione e con quali laboratori d’analisi vogliono collaborare”.
Concretamente, al momento, solo i Grigioni effettuano un monitoraggio costante di scuole, ospedali e aziende. Per questo gli ambienti economici chiedono di accelerare il processo. Ma non tutti sono d’accordo .
Situazione buona, futuro incerto
Le riaperture di negozi, musei, biblioteche e delle strutture sportive e ricreative all’aperto sono una notizia confortante. La possibilità di incontrare fino a 15 persone all’aperto e altri allentamenti nelle misure anti-Covid entrati in vigore lunedì sono un sollievo per tutti. Ma non dobbiamo dimenticare che la pandemia non è finita e la situazione è ancora molto fragile, ha sottolineato Anne Lévy di fronte ai media.
Bisogna continuare a testare, effettuare un tracciamento adeguato per spezzare le catene di contagio e vaccinarsi, ha proseguito l’esperta, invitando appunto i Cantoni a praticare test di massa nei luoghi potenzialmente più sensibili e la popolazione a utilizzare l’app SwissCovid, ormai impiegata ogni giorno da quasi due milioni di persone.
Nel servizio RSI, le dichiarazioni di Roger Wehrli -responsabile supplente per la Politica economica e la formazione di economiesuisse- e le perplessità del Consiglio di Stato (governo cantonale) di San Gallo.
I nuovi casi sono stagnanti da circa due settimane in tutte le regioni della Svizzera. Il numero di ospedalizzazioni continua a scendere ma si avvia anch’esso a una stagnazione mentre il numero di decessi diminuisce costantemente. Non si rileva più una sovra-mortalità tra gli over 65.
La situazione è buona ma l’evoluzione resta incerta, ha riassunto la responsabile della sezione malattie infettive dell’UFSP Virginie Masserey. La presenza delle varianti continua ad aumentare e si avvicina ormai al 70% del totale delle infezioni. Proprio questa è la vera incognita, e viste le nuove aperture è quanto mai importante continuare a rispettare tutte le misure di protezione.
La presenza di anticorpi
Quanto alla maggior presenza di anticorpi rispetto alla prima ondata, essa è la prova che la seconda ha colpito più duramente, ha spiegato il direttore dell’Istituto di epidemiologia dell’Università di Zurigo Milo Puhan parlando di Corona Immunitas, un programma che analizza l’immunità nella popolazione in Svizzera.
Il fatto che sei mesi dopo l’infezione gli anticorpi siano ancora rilevabili nei pazienti è invece un dato interessante nell’ottica della lotta al virus. Durante questo periodo, ha spiegato Puhan, queste persone sono largamente immunizzate.
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (TG del 02.03.2021)
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